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Lunedì 14 Giugno 2010 07:10

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Incentivi 2010 gpl e metano nel Comune di Modena

Posted: 13 Jun 2010 08:39 AM PDT

incentivi-2010-gpl-metano-comune-modenaA partire da domani, lunedì 14 giugno 2010, tornano nel Comune di Modena, a favore dei residenti, i contributi per liberare l’aria dalle emissioni di agenti inquinanti. In accordo con quanto reso noto dall’Amministrazione cittadina, infatti, da domani vengono riattivati gli ecoincentivi che potranno essere concessi con la finalità di convertire a gpl oppure a metano l’alimentazione del proprio veicolo a benzina.

I contributi potranno essere erogati ai privati e per importi che rispetto a quelli proposti lo scorso anno rimangono invariati; questo significa che si può ottenere per un motoveicolo immatricolato entro la data del 31 dicembre del 2005, un ecoincentivo di 200 euro, mentre per gli autoveicoli, immatricolati sempre entro la data indicata, il contributo balza a 400 euro.

Fermo restando che sono esclusi dalla misura i veicoli aventi una classe successiva ad euro 4, per i motoveicoli immatricolati a partire dalla data dell’1 gennaio del 2006 si può ottenere un ecoincentivo di 250 euro che sale a 650 euro per gli autoveicoli immatricolati sempre a partire dalla data indicata. Le risorse disponibili per quest’anno a Modena ammontano a 40 mila euro, e rientrano nell’ambito dei fondi stanziati dalla regione Emilia-Romagna in accordo con un’intesa per il controllo dell’inquinamento che sul territorio regionale è stata siglata da una cinquantina di comuni.

Accedere al contributo è molto semplice: gli interessati devono recarsi presso una ditta convenzionata con l’Amministrazione comunale per richiedere l’intervento di conversione dell’alimentazione da benzina a gpl o metano. Dopo che sarà data comunicazione al Comune, la ditta potrà effettuare i lavori; a questo punto il cittadino, dopo aver pagato ed acquisito la fattura, la deve esibire presso il Servizio Progettazione reti e Gestione traffico del Comune di Modena assieme al documento di identità, alla carta di circolazione aggiornata ed alla domanda di richiesta dell’ecoincentivo debitamente compilata e firmata. Dopodiché, a conclusione dell’iter, il cittadino può riscuotere il contributo o attraverso la tesoreria comunale, oppure con un bonifico bancario.

Ciclonudisti in scena a Torino per il World Naked Bike Pride (fotogallery)

Posted: 13 Jun 2010 07:35 AM PDT

ciclonudista torino 10Amanti delle due ruote ecologiche unitevi e… svestitevi. Ma solo se vi va. Questo il principio che ha animato la ciclonudista di Torino, svoltasi ieri al Valentino e che ha visto la partecipazione di centinaia di persone che hanno sfilato sotto gli sguardi incuriositi dei passanti, confluendo in via Roma. L’occasione è il World Naked Bike Pride, un evento che si svolge in contemporanea in molte città del mondo con l’obiettivo di una protesta pacifica quanto singolare contro la dipendenza dal petrolio.

A Torino, come accennavamo, di ciclisti nudi ce n’erano ben pochi. Di poco vestiti tanti: alcuni in pantaloncini, altri in perizoma, altri ancora con le parti intime dipinte in modo da rimanere coperte. Anche per evitare di beccarsi qualche sanzione per atti osceni in luogo pubblico ed oltraggio al pudore. Ciò non toglie affatto di significato ad una manifestazione, quella del Naked Bike Pride, che raccoglie consensi ed adesioni ogni anno in tutto il mondo e che mira ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla necessità di sentirsi liberi dal petrolio e ridare l’importanza che merita alla bicicletta. L’importanza e lo spazio. Più piste ciclabili, maggiori servizi, bike sharing non solo a macchia d’olio ma in tutto il Paese, pubblicizzato maggiormente e agevolato con tariffe ridotte. E Torino si è rivelata una città molto attenta alle due ruote. Già il sei giugno scorso si era svolto il Bike Pride 2010, una manifestazione ecologista a carattere nazionale che aveva visto l’adesione entusiasta di centinaia di persone. Ma, a detta degli organizzatori (varie associazioni no-profit ambientaliste e sportive con la collaborazione di Cinemambiente Torino), non è il numero che conta bensì il messaggio:

Siamo convinti che i tempi siano maturi e che Torino e l’Italia possano fare un grosso salto in avanti. E’ una manifestazione di legittimazione culturale e sociale, una rivendicazione di spazi e di tutele a favore del ciclista urbano come soggetto attivo nella difesa dell’ambiente. Il contesto urbano espone continuamente ad evidenti rischi i cittadini che si muovono in bicicletta: il Bike Pride vuole esortare ad una politica di maggiore tutela e impegno verso i cittadini che scelgono forme di mobilità più rispettose dell‘ambiente e della sicurezza.

Sempre a Torino lo stesso giorno è stato inaugurato il servizio tanto atteso di bike-sharing: [To]bike, con 1200 biciclette e 116 stazioni. Si può optare per l’abbonamento annuale (20 Euro), settimanale (5 Euro) oppure giornaliero (2 Euro). Sul sito di [To]bike a scoraggiare i torinesi che si spostano in auto ci pensano delle battutine ad hoc, non tanto lontane dalla realtà: “dicono che sotto piazza Vittorio ci sia il Graal, forse perché sfuggire al traffico è uno sforzo biblico”;  ”nel centro storico ci sono tanti teatri, forse perché attraversarlo in auto è un dramma”; “il museo è egizio, forse perché trovare parcheggio è un’impresa faraonica”. Convinti?

[Fonte: Torino 2.0]
[Fotogallery: Ansa]

Nucleare in Italia, Greenpeace punta il dito contro le banche che guadagnano sull’atomo

Posted: 13 Jun 2010 01:00 AM PDT

banche nucleari
Quando si chiedono finanziamenti alle banche per progetti sulle rinnovabili, a volte capita di sentirsi rispondere “non ci sono soldi”, oppure “aspettiamo che passi la crisi”. Ma dal 2000 al 2009, dunque anche nel pieno della crisi economica, le banche di tutto il mondo hanno finanziato l’industria del nucleare per la folle cifra di 175 miliardi di euro, di cui oltre la metà, 92 miliardi, pagati dalle prime 10 (BNP, Barclays, Citi, Société Générale, Crédit Agricole/Calyon, Royal Bank of Scotland, Deutsche Bank, HSBC, JP Morgan e Bank of China).

Si tratta di investimenti considerati sicuri dalle banche, dato che poi a ripagarli saranno gli Stati, e di conseguenza i cittadini, i quali sicuramente non corrono il rischio di insolvenza che hanno i privati che vogliono investire su sole, vento, acqua e geotermia. Il sito internet nuclearbanks.org ha pubblicato un rapporto, ripreso poi a livello mondiale da Greenpeace, in cui svela quali sono le banche che ci guadagnano in questo investimento, e fa capire come mai ora potremmo ritrovarci le centrali anche in Italia.

 

Secondo il rapporto di nuclearbanks, dove sono classificate le 100 banche mondiali che hanno investito nell’atomo, alcune tra le più attive sono proprio italiane, ed ecco spiegato il perché di tanta sollecitudine da parte dei nostri governanti per un ritorno al nucleare in tempi brevi.

La banca che più di tutte investe nella forma di energia più pericolosa al mondo è la francese BNP Paribas (che in Italia agisce tramite la BNL), che negli ultimi 9 anni ha investito la bellezza di 13 miliardi e mezzo di euro. A seguire la britannica Barclays e l’americana Citi con 11,4 miliardi ciascuna. Le altre italiane che spiccano sono la Unicredit (2,3) e Intesa San Paolo (1) alla 23 e 28a posizione.

Secondo Greenpeace, le transazioni individuate legate a progetti nucleari comprendono: emissione di obbligazioni e azioni, acquisto di obbligazioni e quote azionarie, progetti di finanziamento, crediti “revolving” e altri prodotti finanziari.

Se solo una piccola parte di queste enormi cifre prendesse dei canali più verdi, dormiremmo tutti sonni più tranquilli.

Samsung presenta Restore, un nuovo cellulare all’insegna del riciclo

Posted: 13 Jun 2010 12:00 AM PDT

samsung-restore

Samsung è nota per essere una delle maggiori produttrici di telefoni cellulari verdi, dal telefono Blue Earth alimentato dall’energia solare, al Reclaim, un telefono poco costoso alla portata di tutti che garantisce una impronta di carbonio più leggera. Ora, un nuovo modello è stato appena rilasciato, perfetto per chiunque abbia un’affinità per gli sms piuttosto che per le classiche telefonate, ma soprattutto per chi è attento all’ambiente.

Si chiama Restore, che in italiano dovrebbe suonare come “riconsegna” o “restituzione”, e Samsung annuncia che sarà in vendita durante questo fine settimana. Restore galleggia proprio a metà tra quei telefoni attenti allo stile e quelli che danno un occhio ai prezzi, in modo da distinguersi dalla folla dei telefoni con un design simile, ma molto costosi. Ma quello che più a noi interessa è il suo punto di vista verde.

Siamo lieti che l’elettronica delle minuscole parti abbia un impatto ambientale molto ridotto, anche se vedendo il mercato attuale dei telefoni di ultima generazione non è più tanto una novità. La buona notizia infatti è che questo nuovo aspetto ha dato il via ad una sorta di competitività tra le aziende produttrici nel produrre il telefono più eco-friendly possibile. Il prodotto è composto dal 77% di materiale riciclato più il 27% di plastica riciclata per la mascherina esterna; comprende una serie di siti internet a tema ecologico già memorizzati ed ha ottenuto il marchio Energy Star per il risparmio energetico.

Greenpeace ha recentemente contattato l’azienda per chiedere il suo sostegno alla campagna di eliminazione dei materiali tossici dai suoi prodotti, come promesso già da tempo dal colosso coreano, e così assistere a questo passo in avanti verso i suoi nuovi eco-criteri è molto incoraggiante. Unico problema: per ora esce solo negli Stati Uniti, ma questo genere di prodotti di solito ci mette molto poco a fare il salto dell’oceano e a raggiungere l’Europa.

Fonte: [Treehugger]