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540.000 posti in meno di lavoro, Parole di Confindustria. PDF Stampa E-mail
Scritto da Santoni Maurizio   
Giovedì 16 Dicembre 2010 16:25

IL CENTRO STUDI DEGLI INDUSTRIALI: male anche nel 2011

Confindustria taglia le stime sul Pil:
«Italia delude, malattia è bassa crescita»
 

«Con la Germania confronto impietoso. Dall'inizio della recessione persi 540 mila posti di lavoro»

IL CENTRO STUDI DEGLI INDUSTRIALI: male anche nel 2011

Confindustria taglia le stime sul Pil:
«Italia delude, malattia è bassa crescita»
 

«Con la Germania confronto impietoso. Dall'inizio della recessione persi 540 mila posti di lavoro»

 
ROMA - L'Italia rimane indietro e «delude» sul fronte della ripresa: pesano le mancate riforme e non si tornerà ai valori precedenti alla recessione prima del 2015. È il giudizio espresso dal Centro studi Confindustria nel rapporto «Scenari economici», nel quale si limano al ribasso le stime del Pil, prevedendo che la crescita si fermerà al +1% nel 2010 (rivisto dal +1,2%) e al +1,1% nel 2011 (dal +1,3%). Per gli economisti dell'associazione degli industriali in Italia «la malattia della lenta crescita non è mai stata vinta», «il confronto con la Germania è impietoso».

 

MALATTIA BASSA CRESCITA - Il nostro Paese, spiega il Csc, «replica la cattiva performance che ha manifestato dal 1997 in avanti. Aumenta il conto delle riforme mancate o incomplete o inadeguate rispetto a quanto realizzato dai partner-concorrenti». Insomma, «l'Italia delude. La frenata estiva e autunnale - si legge nel rapporto - è stata decisamente più netta dell'atteso e il 2010 si chiude con produzione industriale e Pil quasi stagnanti. La malattia della lenta crescita non è mai stata vinta, come la migliorata dinamica della produttività nel 2006 e nel 2007 aveva lasciato sperare». Il comportamento durante la crisi ha dissipato ogni dubbio al riguardo: la contrazione economica è stata violenta, -6,8% il Pil da massimo a minimo, 35 trimestri perduti. Il recupero si dimostra indeciso e lentissimo: +1,5% finora. Così, prosegue il Csc, «non si ritornerà sui valori prerecessivi che nella primavera del 2015». «Per riagguantare entro la fine del 2020 il livello del trend, per altro modesto, registrato tra 2000 e 2007, - avverte il Csc - l'Italia dovrebbe procedere d'ora in poi ad almeno il 2% annuo. Un obiettivo raggiungibile in un arco di tempo ragionevole, come insegna la lezione tedesca, entro il 2012 secondo gli stessi documenti governativi. Ma per coglierlo gli strumenti messi in campo appaiono insufficienti».

PERSI 540 MILA POSTI - Con la crisi, dal primo trimestre 2008 al terzo trimestre 2010, il numero di occupati in Italia è diminuito di 540mila, senza contare le ore di Cig che hanno un impatto pari a 480mila unità di lavoro. Il centro studi di Confindustria stima che «il numero delle persone occupate continuerà a diminuire nel 2011», con un calo atteso dello 0,4%. Il tasso di disoccupazione toccherà il 9% nel quarto trimestre 2011, e «inizierà a scendere molto gradualmente nel corso del 2012». Il numero dei disoccupati è ad ottobre 2010 (2,167 milioni) «più del doppio rispetto ad aprile 2007.

Redazione online
16 dicembre 2010

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