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Io firmo per cambiare la legge elettorale. Nuova Campagna Referendaria. PDF Stampa E-mail
Scritto da Santoni Maurizio   
Sabato 18 Giugno 2011 07:00

LEGGE ELETORALE

"Io firmo. Riprendiamoci il voto"
Al via il referendum anti-Porcellum

Presentata questa mattina a Roma una nuova campagna referendaria per cancellare i punti più controversi della legge Calderoli. Dalla prossima settimana via alla raccolta delle firme. Obiettivo: 500mila entro la fine di settembre. Reazioni contrastanti dai partiti

di CARMINE SAVIANO

ROMA - Liste bloccate, premio di maggioranza, deroghe alla soglia di sbarramento, obbligo di indicazione del candidato premier. Quattro punti. Quattro disposizioni che fanno del Porcellum, una legge elettorale "da cancellare al più presto". Dando, attraverso un referendum abrogativo, la parola ai cittadini.

È "Io Firmo. Riprendiamoci il voto" 1, iniziativa del Comitato per il Referendum sulla Legge Elettorale, che stamattina a Roma, ha lanciato una nuova campagna referendaria. Si parte la prossima settimana con la raccolta delle firme per eliminare una delle distorsioni più nocive del sistema politico italiano.

Una mobilitazione trasversale, che nasce nella società civile, per mettere un freno ai danni prodotti dal Porcellum: trasformismo, frammentazione, coalizioni disomogenee e ingovernabili. Per questo, secondo Stefano Passigli, "ogni tentativo di modifica della legge è destinato a fallire", e l'unico modo per eliminarne i difetti è "tagliare i quattro punti più discussi". E il ricorso ai cittadini è il modo per superare l'impasse parlamentare: "Se il Parlamento riuscirà a trovare un accordo, tanto meglio. Altrimenti il referendum è inevitabile".

"Porcellum da cancellare". Numerosi gli interventi. Tutti tesi a sottolineare gli orrori del Porcellum. Per Giovanni Sartori, "il premio di maggioranza dato a una minoranza è

il vizio maggiore della legge". Perché "questo falsa tutto il sistema politico: le leggi elettorali trasformano i voti in seggi e questa legge li trasforma male". Poi l'indicazione dei modelli che potrebbero essere importati in Italia: "il doppio turno alla francese o quello tedesco sarebbero i due sistemi che andrebbero bene". E sulle motivazioni del referendum: "È il rimedio contro l'inerzia dei partiti in materia di legge elettorale".

Per Enzo Cheli, "dopo la legge Acerbo, è la peggiore legge elettorale della storia italiana". E ancora: "Al di là delle conseguenze, come le intere aree sociali buttate fuori dal Parlamento, il premio di maggioranza dato ad una coalizione al di là di una soglia minima è a rischio di costituzionalità". Non solo: con il Porcellum, sono saltate tutte le "soglie di ragionevolezza". Da qui l'esigenza di intervenire sulla legge "per ragioni di manutenzione costituzionale". Non manca la preoccupazione per il tipo di legge che verrebbe fuori se il referendum riuscisse ad ottenere il quorum: "Se passa, resta in piedi una legge proporzionale. E, soprattutto, una legge funzionante".
 
Prime adesioni, obiettivo 500 mila firme. L'obiettivo è raggiungere, entro settembre, le 500mila firme valide necessarie a presentare il referendum alla Corte di Cassazione. Tra le prime adesioni nomi molto noti della cultura italiana: Claudio Abbado, Salvatore Accardo, Umberto Ambrosoli, Alberto Asor Rosa, Corrado Augias, Gae Aulenti, Andrea Carandini, Luigi Brioschi, Tullio De Mauro, Umberto Eco, Carlo Feltrinelli, Inge Feltrinelli, Ernesto Ferrero. Vittorio Gregotti, Carlo Federico Grosso, Rosetta Loy, Dacia Maraini, Renzo Piano, Mario Pirani, Maurizio Pollini, Giovanni Sartori, Corrado Stajano, Massimo Teodori, Giovanni Valentini, Paolo Mauri, Gustavo Visentini, Innocenzo Cipolletta, Domenico Fisichella, Stefano Mauri, Benedetta Tobagi, Franco Cardini, Luciano Canfora, Irene Bignardi e Margherita Hack.

Gelo di Segni: "Cosi torna la peggiore partitocrazia". Dal referendum Passigli prende apertamente le distanze Mario Segni, padre dei primi referendum elettorale che negli anni Novanta portarono all'abolizione della preferenza multipla e all'introduzione dei collegi uninominali: "E' il ritorno alla peggiore partitocrazia, al periodo più squallido della prima Repubblica, ai governi fatti e disfatti dai partiti alla spalle dei cittadini", dice senza mezzi termini. Nettamente contrari anche i Radicali, da sempre sostenitori del maggioritario. Ma anche nel Pd gli esponenti storicamente più vicini ai temi della riforma elettorale, come Arturo Parisi e Stefano Ceccanti, dicono no all'iniziativa referendaria considerandola un ritorno ai governi decisi dai partiti. E secondo il costituzionalista Augusto Barbera il quesito referendario pensato per reintrodurre le preferenze non ha i requisiti per ottenere l'ammissibilità. L'unico sì convinto, per quanto riguarda i partiti, arriva per ora dall'Udc: "Sosteniamo con convinzione il Comitato referendario", dichiara in una nota il centrista Pierluigi Mantini.
 

(16 giugno 2011)