Non sono bici, sono la nuova ennesima truffa
Sembrano innocue. Povere biciclette lasciate lì da qualche ciclista urbano fissato con l’ecologia o con il risparmio e buggerato dal degrado che tutto avvolge, in questa città , proprio come il “Nulla” di un famoso film di qualche anno fa.
Sembrano innocue ma non lo sono. Oggi sono lì, su Via di Porta Maggiore, ieri non c’erano. Per qualche strana combinazione tutti i possessori di bici diroccate han deciso il medesimo giorno di abbadonarle in strada. E poi contemproaneamente han deciso di investire in catene e lucchetti per collegare queste bici inutilizzabili a qualche arredo urbano di supporto?
Niente di tutto questo. Dietro, come dietro a tante e quasi tutte le cose che sembrano in questa città una naturale e genuina casualità e che invece casualità non sono (dalle bancarelle ai parcheggiatori passando dai vu cumprà : il tutto gestito da cupole, clan, famiglie, mafie), dietro, dicevamo, pare esserci qualcosa d’altro.
Dietro -è l’ipotesi nostra e dei lettori che hanno inviato queste foto alla redazione- c’è un nuovo, ennesimo racket. Quello, supponiamo, delle società che devono bonificare la città da questi mezzi. Li tolgono da una parte e li mettono dall’altra. Così il lavoro non finisce mai e l’appalto gonfiato puo’ essere giustificato. Tanto a Roma, come diceva in un’intercettazione anche l’ex capo dei Vigili Urbani, “puoi fare di tutto”.