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Ostiense: promessa di una nuova Roma, tra novità e attese infinite. PDF Stampa E-mail

Ostiense: promessa di una nuova
Roma, tra novità e attese infinite

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L'Ostiense è da almeno quindici anni considerato un nuovo modello di città, a portata di giovani, pronta al grande salto verso il modello europeo di metropoli. Attenta a tutto quello che di nuovo si prospetta nel mondo della cultura e dei differenti mood sociali. Che prendono mano, faticosamente, anche nella indolente, ferma e sonnecchiante Capitale d'Italia DI FRANCESCO DI MAJO

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Città dei giovani, ponte delle scienza, ponte della tecnica, urbanizzazione a basso impatto ambientale, nuovi locali, tendenze, ristorazione etnica e tipica, coacervo di molte culture che si incontrano e si incrociano nelle strade rese famose dal film di Ferzan Ozpetek “Le fate ignoranti”. Cose fatte e da fare, attese e sorprese si alternano in un quadratino fatto di cinque strade. Il gazometro controlla tutto, come fosse il faro di guardia al quartiere, mentre dalla mattina presto alla notte inoltrata, la vita lavorativa e sociale prende il sopravvento sui palazzi di inizio 900, fermi, uguali a se stessi da più di un secolo, veri testimoni del cambiamento avvenuto negli anni. Gli anziani ricordano ancora il passaggio dei soldati nazisti durante l’ultimo periodo della Seconda guerra mondiale e molti palazzi portano ancora il segno dei bombardamenti che colpivano quasi quotidianamente, come una goccia cinese, il cuore pulsante dell’allora Roma produttiva. Oltre alla società del gas, infatti, su via Ostiense c’è anche la vecchia Centrale Montemartini (oggi Museo Comunale) dove si produceva l’elettricità per tutta la città. Dall’altra parte della strada vivevano, fino a quindici anni fa, i Mercati generali, centro delle contrattazioni e delle compravendite di frutta e verdura sin dalle prime ore della mattina.

GAZOMETRO

Oggi è tutto diverso. La produzione è stata delocalizzata, rimane solo l’Italgas e il gazometro rientra in quella che viene definita l’archeologia industriale: un maestoso relitto della società industriale del secolo scorso, troppo ingombrante per non notarlo e troppo costoso da smantellare per più di un costruttore che su quell’area ha messo gli occhi per cementificare anche quell’ansa di Tevere. Si, perché a Ostiense ci passa anche il fiume. Non a caso una delle vie principali del quadrante è via del Porto Fluviale, dove sorgeva la Dogana pontificia (ora Agenzia delle Dogane). Al posto dei depositi delle merci che arrivavano via fiume, sorge l’Istituto Superiore antincendio dei vigili del Fuoco, un fiore all’occhiello di formazione del ministero dell’Interno.

MURALES

Ma non è tutto solo storia, ricordi, recupero e opere ancora incompiute. Oltre al recupero dell’annoso abbandono del terminal Ostiense con l’avvento dell’èra Eataly, c’è un’anima artistica che ha spalancato il suo abbraccio nelle vie del quartiere. Murales di tutti i tipi colorano via dei Magazzini generali, via delle Conce, il porto fluviale, via del Commercio. E’ l’arte che abbraccia le abitazioni. Come il “vestito” che Blu ha cucito sulle pareti esterne della ex Caserma di via del Porto fluviale, occupata a scopo abitativo dai Movimenti di lotta per la casa da circa vent’anni. A pochi metri troneggia il Wall of fame, ventisei volti famosi della storia mondiale, messi in fila in ordine alfabetico rispetto all’iniziale del nome (o del cognome) del personaggio immortalato. Dirimpettaio del Wall un’opera di Sten e Lex, ispirata alle foto di famiglia: volti non noti ma familiari a tutti, che osservano incessantemente il passaggio di persone e macchine. Come cornice finale di questa vera e propria esplosione di colori e immagini, ci sono i due sottopassaggi del quartiere con la firma, tra gli altri, di Ozmo: il primo è quello di via delle Conce e il secondo quello di via Ostiense. Mentre sopra passano i treni di passaggio nella stazione Ostiense, sotto i due ponti trovano posto una serie di disegni di carattere principalmente astratto e onirico, voluti dall’amministrazione del Municipio VIII, come esempio virtuoso di rivalutazione degli spazi urbani.

CENTRALE MONTEMARTINI

Esistono poi le cose non fatte e in attesa di prendere vita. Una su tutte la riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali. In prima battuta avrebbe dovuto diventare la “veltroniana” Città dei Giovani, un’opera avveniristica di rinascita urbana, con tanto di teatro, biblioteca, spazi dedicati allo sport, biblioteca comunale, nonché spazi commerciali. Del progetto iniziale rimangono, a oggi, solo le strutture di cinta restaurate e pronte a diventare locali di non ancora accertata destinazione, il ponte Settimia Spizzichino (già ponte della tecnica) che lega la via Ostiense alla Garbatella e la promessa futura di uno spazio prevalentemente pubblico a uso della cittadinanza. Ma, come ha più volte sottolineato anche il presidente del Municipio, Andrea Catarci, esiste un problema di investimenti pubblico-privati in costante aumento, che non sono sostenibili nella loro totalità e determinano un infinito ritardo nell’avanzamento e nella natura finale della destinazione dell’area. Stesso dicasi per l’area contigua all’Agenzia delle Dogane: un cantiere a cielo aperto che, almeno da quanto si apprende dai cartelloni, dovrebbe diventare una cubatura di cinque piani, con servizi e abitazioni (e, sembra, anche un cinema). Tutto fermo da anni, in balìa di pioggia ed erbacce, come la porzione di Lungotevere che porta dall’ex Capitaneria di Porto (ora sede del Nucleo Sommozzatori dei vigili del fuoco) fino al nuovo ponte della scienza, pronto, utilizzato da pedoni e ciclisti, ma ufficialmente chiuso per la mancanza di un ultimo collaudo che tarda ad arrivare. Per arrivare dove? Sul lungotevere (Riva Ostiense) che ancora non è stato riqualificato come da progetti iniziali e che dovrebbe legare la sponda della Città del gusto alla “nuova ostiense”, che ancora non vede (del tutto) la luce.

Francesco Di Majo