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michelepascale (Utente)
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Compleanno: 1969-04-10

PISTE CICLABILI A ROMA? QUANDO? Di Enrico Porrini 

 

  
Nel tempo libero mi piace prendere la bicicletta e andarmene in giro per la mia città, ma ogni volta è un’esperienza frustrante. Le piste ciclabili a Roma sono poche, non collegate fra loro e spesso in pessime condizioni; la manutenzione è praticamente inesistente, per non parlare poi dei pericoli cui si va incontro data l’invadenza e aggressività degli automobilisti. Eppure in tutta Europa le città e i comuni non fanno che incentivare l’uso della bici da parte dei cittadini. Per fare un solo eloquentissimo esempio, basti pensare che Berlino ha ben 900 km di piste ciclabili a fronte delle poche decine di Roma. A Parigi sono 11.000 le bici in servizio Bike Sharing mentre da noi soltanto 200.
Basti percorrere qualche tratto della pista sul lungotevere per ricavarne un’impressione desolante d’incuria e profondo degrado. Certamente vi è una grossa responsabilità da parte dei nostri concittadini che si ostinano a scambiare questi spazi e il povero fiume per una sorta di discarica a cielo aperto. Ma le istituzioni dove sono? Nel caso specifico dell’ultima spettacolare piena del Tevere a novembre, si è visto come il comune ha pensato bene di risolvere il problema della sporcizia rimasta sulle banchine o aggrappata agli alberi dopo che il fiume si era ritirato nel suo naturale alveo, vale a dire spianando tutta la vegetazione mediante i bulldozer. File intere di alberi abbattuti poiché rei di mostrare a tutti il totale disprezzo della natura che tanto distingue la nostra civiltà. Molti forse ricorderanno per essersi affacciati dalle sponde del fiume lo spettacolo indecoroso di quell’infinità di stracci e variopinte buste di plastica appesi ai rami a mo’ di grotteschi alberi di natale. Ecco come una grande e importante risorsa per una viabilità urbana davvero alternativa viene sfregiata dall’indifferenza e dalla rozza visione politica dell’amministrazione comunale. E pensano di risollevare il tracollo del turismo con il Gran Premio di Formula Uno all’Eur! Ma che dire invece di un turismo davvero intelligente e sostenibile come quello degli appassionati di bicicletta? In Europa questi ultimi stanno diventando una fetta di mercato assai consistente e appetibile dai tour operator internazionali. Molti paesi si sono già attrezzati con pacchetti organizzati per ciclotour, visite guidate su suggestivi percorsi urbani o naturalistici (vedi Santiago di Compostela) mentre noi non siamo nemmeno capaci di preservare il poco che abbiamo.
Non si capisce perché in Italia il semplice buonsenso debba risultare sempre così rivoluzionario. Sono 30 anni che la mobilità di questo bizzarro paese viene concepita a solo vantaggio dell’automobile: tutto è pensato e fatto su misura di un mezzo ormai considerato universalmente primitivo e inefficiente sul piano energetico. Le città italiane sono perennemente congestionate dal traffico e soffocate dall’inquinamento e come si pensa di rimediare a questo flagello? Costruendo parcheggi! Il caso del parcheggio al Pincio, prima avallato dalla giunta Veltroni e poi bloccato da Alemanno, è quanto di più follemente rappresentativo di questa politica. Possono anche chiamarli parcheggi di scambio per dare un’idea di moderna articolazione della circolazione, ma come spiegare i costi faraonici, gli sbancamenti e gli scempi ambientali per qualcosa che si sa benissimo apparirà via via insufficiente ai reali bisogni dei cittadini. Dati recenti ci dicono che Roma è la città d’Italia con il più alto numero di auto (lo stesso vale per la regione Lazio), così anziché cominciare a spingere le persone, come si è fatto peraltro con successo in Germania, ad emanciparsi dalla schiavitù della macchina (come chiamarla altrimenti visto il tempo e la salute che ci ruba?), si continua a considerarla quale pressoché unico mezzo di trasporto. Certamente le 2 nuove linee della metropolitana che si vanno costruendo sono la giusta benché tardiva soluzione ai problemi di una moderna metropoli, ma che dire allora di un vasto piano di mobilità ciclabile? Se consideriamo costi e benefici una simile pianificazione appare del tutto imbattibile. Quanto può costare infatti una rete capillare di piste ciclabili a Roma? Sicuramente niente a confronto di parcheggi, strade, bretelle, terze corsie e quant’altro. Abbiamo a Roma uno dei migliori climi del mondo, un territorio non particolarmente arduo dal punto di vista ciclistico. Ciò significa che si potrebbe usare la bici quasi tutto l’anno a vantaggio della salute fisica e psichica delle persone.
Si dice che gli italiani siano sempre più stanchi e sfiduciati; non credono più alla possibilità di cambiare le cose; il futuro è una parola vuota o addirittura scomparsa dal loro vocabolario. L’autoreferenzialità della politica ha inoltre dato il colpo di grazia a questo sentimento diffuso, togliendo anche gli ultimi barlumi di speranza che pure permanevano in alcuni strati della popolazione. La Storia tuttavia c’insegna che le svolte improvvise e radicali sono sempre possibili; che l’inaspettato è pronto a sorprenderci in qualsiasi momento. Basterebbe un piccolo segnale d’inversione di tendenza. Un piccolo atto veramente politico come quello di costruire una nuova pista ciclabile, riattiverebbe un circuito prezioso di energie nuove, di idee e di iniziative che sanno guardare al futuro e alle nuove generazioni. E’ da qui che si potrebbe ripartire.