NOBEL PER LA PACE ALLE CICLISTE AFGANE. PETIZIONE DI CATERPILAR |
Scritto da Santoni Maurizio |
Sabato 16 Gennaio 2016 08:16 |
Mettete bici nei vostri cannoniNon si può separare la pace dalla libertà, perché nessuno può essere in pace senza avere la libertà, diceva Malcolm X. E se vogliamo scegliere un mezzo per andare dritti verso la libertà, non c'è dubbio che dobbiamo inforcare la bicicletta. Libera dalla dipendenza del petrolio, libera dallo smog e dai gas serra, libera da quella corazza di lamiera che avvolge le persone e trasforma le strade e le piazze da luoghi di incontro in luoghi di scontro e conflitto, libera dalla guerra sulle strade che ogni anno uccide nel mondo un milione e 250mila persone ed è la prima causa di morte per i giovani tra i 15 e i 29 anni. Ha un alto valore simbolico Bike The Nobel, l'idea lanciata dalla trasmissione di Radio2 Caterpillar di candidare la bicicletta al Nobel per la pace 2016. Quelle due ruote a propulsione umana - la più grande invenzione dopo la ruota - sono una proposta di cambiamento multidimensionale (degli stili di vita e di consumo, ad esempio, così come del modo di progettare e trasformare le città tenendo al centro la dimensione umana) che fanno della bici non solo un mezzo di trasporto, ma anche un mezzo di comunicazione. Lo spiega bene Ermete Realacci, il parlamentare che ha da subito sposato l'iniziativa di Caterpillar e che presenterà la candidatura ufficiale al comitato per il nobel insieme ad alcuni colleghi (tra cui Paolo Gandolfi, Valentina Vezzali, Diego De Lorenzis e Mirko Busto) di uno schieramento ampio e trasversale. "La bicicletta - dice Realacci - è il mezzo di trasporto più ecologico che c’è. Non solo è sostenibile, ma è anche economico e accessibile, quindi democratico. Anche per questi motivi la bici è ormai un simbolo di stili di vita e di consumo più a misura d’uomo. Tanto da essere protagonista delle nuove esigenze trasportistiche di tanti cittadini, da imporsi come uno degli strumenti di cambiamento delle grandi città e da prestarsi ad essere buona alleata per campagne di impegno civile". Ovvio che la bici non potrebbe ritirare il premio, ma la squadra femminile della Federazione Ciclisti dell’Afghanistan composta da circa quaranta ragazze sì. Se lo meriterebbero. In Afghanistan andare in bicicletta non è vietato dalla legge, ma il suo uso da parte delle donne è osteggiato nella gran parte delle territorio. Le usanze e i costumi locali spesso tendono a considerare immorale l’utilizzo della bicicletta, così come tante altre forme di autonomia per le donne. Da quattro anni il team femminile di cicliste afghane si allena per migliorare le sue performance sportive e cerca di allenare tutto il Paese a essere più aperto, a riconoscere i diritti fondamentali delle persone. E' una battaglia “dolce” per la libertà e per la pace in un paese ancora dilaniato dalla guerra e dal terrorismo. E' una sfida certamente molto più difficile di quella sportiva, visto che spesso le loro pedalate sono oggetto di insulti, minacce, lanci di sassi. A volte vengono attaccate con le fionde. Nel febbraio del 2013 Marjan Sadequi, il leader della squadra, è stata addirittura scaraventata a terra da un uomo in motocicletta e s'è fatta una settimana in ospedale... Insomma: non si può separare la pace dalla libertà. 4IL NOBEL PER LA PACE ALLE CICLISTE AFGHANE. D’ACCORDO CON CATERPILLAR PARTE OGGI LA RACCOLTA DI FIRME TRA I PARLAMENTARI
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Ultimo aggiornamento Sabato 16 Gennaio 2016 08:25 |