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OTTIMO ASSESSORE PAOLO BERDINI ALL'URBANISTICA. PDF Stampa E-mail

CARO PAOLO BERDINI IO TI HO CONOSCIUTO IN INCONTRI FAR CITTADINI IO ERO PAORTAVOCE DEL COORDINAMENTO ROMA CICLABILE, AVENDO AVUTO MODO DI SAPERE LE TUE IDEE CHE CONDIVIDO SULLE NEFANDEZZE DELLA GIUNTA VELTRONI CHE PORTATO ROMA HA QUESTO INDEBITAMENTO, RICORDO BENE LE TUE DENUNCE 29 CENTRI COMMERCIALI E COSTRUZIONI CHE NON SERVONO SE NON AGLI INTERESSI DEI PALAZZINARI.
BUON LAVORO
MAURIZIO Maurizio Santoni

 

Ecco perché ho accettato la proposta di Raggi

di Paolo Berdini   19 Giugno 2016
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Ricostruire il profilo della legalità, mettere in soffitta la cultura delle deroghe, e privilegiare il diritto sociale alla città e ai beni comuni. I propositi del possibile assessore all'urbanistica di Roma, spiegati su il manifesto, 19 giugno 2016.
 

 
Roma è una città fallita. Ai 13,5 miliardi certificati dal Commissario governativo ne vanno aggiunti due degli anni del sindaco Marino e un numero finora imprecisato che proviene dall'accensione di tìtoli derivati. Roma supera dunque i parametri di legge che regolano l'indebitamento degli enti locali e se il Governo volesse - e non è detto che non giocherà questa carta - potrebbe sciogliere il governo municipale. Dei candidati sindaci che si sono presentati al primo tumo solo Raggi e Fassina hanno posto con chiarezza la questione proponendo l'apertura della rinegoziazione del debito. Silenzio da tutti gli altri, compreso quello di Giachctti. 
 
La causa strutturale del debito sta nell'anarchia urbanistica. Negli ultimi 20 anni si è costruito dappertutto al di fuori di ogni regola sicuri che la mano pubblica avrebbe portato i servizi indispensabili. L'ultimo scandalo riguarda ad esempio un intero quartiere nato in aperta campagna a tre chilometri dall'ultima periferia, Pian Saccoccia, a cui il comune deve garantire trasporti e raccolta dei rifiuti. A fronte di pochissimi che hanno intascato una rendita immobiliare enorme, la collettività accumula debito mentre Atac e Ama sono sull'orlo del fallimento. Il manifesto ha denunciato sistematicamente in questi anni gli effetti dell'urbanistica derogatoria e il risultato di questo prezioso lavoro sta nel volume di recente pubblicazione Viaggio in Italia che raccoglie i ragionamenti collettivi provocati da una intuizione di Piero Bevilacqua e curato con Ilaria Agostini. Il quadro che emerge è la crisi irreversibile delle città, come noto amministrate in larga parte dal «centro sinistra». 
 
È dunque evidente che sussiste ancora una difficoltà culturale nella sinistra a fare i conti con gli errori del recente passato, quando sono stati sacrificati gli interessi dei cittadini per privilegiare quelli economici e finanziari dominanti. L'effetto di questa scelta di campo è resa evidente dal voto del 5 giugno scorso: in tutte le periferie urbane la sinistra non intercetta più il malessere delle famiglie impoverite da una crisi senza fine e dalla cancellazione del welfare. Questa parte di società ha invece scelto di premiare a Torino e Roma il movimento 5stelle e dobbiamo chiederci i motivi di fondo di questo orientamento. I gruppi parlamentari 5stelle hanno contrastato con forza lo «Sbocca Italia» imposto per decreto dal governo Renzi che ripropone l'ennesima e sempre più accentuata stagione derogatoria cosi come si sono battuti contro quella che viene vergognosamente chiamata la legge contro il consumo di suolo e che contiene invece altri meccanismi che lo incentivano. 
 
In buona sostanza, quella complessa galassia piena di contraddizioni lucidamente sollevate da Alberto Asor Rosa su queste pagine, si è però saldamente impadronita della cultura urbana che era il vanto della sinistra. Da questa maturazione politica e culturale sono arrivate due proposte di lavoro coraggiose. Virginia Raggi con me e Chiara Appendino con un'altra figura di rilievo dell'urbanistica democratica, Guido Montanari, hanno scelto di ricostruire il profilo della legalità mettendo in soffitta la cultura delle deroghe e privilegiando invece il diritto sociale alla città e ai beni comuni. È lo stesso percorso scelto, come notava ieri Norma Rangeri, a Napoli da Luigi De Magistris sia nella sfida per l'acqua pubblica sia nel rispetto del piano urbanistico di Vezio De Lucia. È per questo motivo che ho ritenuto di accettare la proposta offertami da Virginia Raggi di guidare l'urbanistica di una città fallita a causa della mala urbanistica.
 

 

 

Come può Virginia Raggi nominare un vecchio estremista di Rifondazione assessore all'Urbanistica?

9 giugno 2016

Premettiamo, per consentire a tutti una lettura serena di questa lunga riflessione: eravamo, siamo e saremo convinti nel dare una indicazione di voto per Virginia Raggi. Ne stiamo sviscerando errori e elementi di criticità in campagna elettorale, ma questo non sposta la riflessione a cappello di tutto: questa città non può essere riconsegnata al PD, al suo sistema di potere che non è cambiato, all'atteggiamento dei suoi militanti, ai dirigenti di riferimento nei dipartimenti del Comune, agli atroci consiglieri comunali. Bisogna cambiare ra-di-cal-men-te. Costi quel che costi. Dopodiché Virginia Raggi sta facendo alcune sciocchezze sesquipedali e proprio perché abbiamo indicato a tutti i nostri lettori di votarla a maggior ragione ci sentiamo titolati a poter criticare, analizzare, ragionare nonostante la consueta reazione patetica di quella parte dei seguaci del Movimento 5 Stelle che considera la passione politica come qualcosa di similare alla religione integralista cercando di trovare interessi reconditi in chiunque osi banalmente criticare la linea ufficiale. Noi altri siamo una piattaforma indipendente e ci prendiamo le libertà di criticare chi ci pare.
Ovviamente ci limitiamo ai rumors sulla composizione della Giunta, ma per ora questi abbiamo. E nella speranza che i rumors vengano ufficialmente smentiti ieri abbiamo riflettuto sull'ipotetica nomina di Tomaso Montanari ad assessore alla Cultura, mentre oggi ci concentriamo su Paolo Berdini, dato per certo all'Urbanistica.

"Il treno ad Alta Velocità è stato uno scempio che ha cambiato il paese"
Chissà questo signore a Milano come ci va. Forse caa maghina? Attenzione: non si riferiva alla Valle di Susa qui eh, si riferiva proprio alla ferrovia che collega Roma, Firenze, Bologna, Milano. "Non andava fatta, dice, andava fatta la Roma Avezzano al posto". Dice proprio così.

"I No Tav sono preziosi e possono risollevare le sorti di questo paese"
Vabe...

"Se si farà il parcheggio piastra sopra a Termini la nostra sarà l'unica stazione centrale dotata di un mega parking"
Per fortuna poi il cantiere del parcheggio è partito e sta andando avanti e, se ben sfruttato, potrà servire a togliere tante tante auto dalle strade di Esquilino e Castro pretorio pedonalizzando strade e piazze. Quanto alla dichiarazione, buttata lì davanti ai soliti cittadini impauriti, per la quale si tratterebbe dell'unico parcheggione in una stazione... è sufficiente arrivare a Santa Maria Novella per smentire categoricamente.

"Bisogna fare una dura resistenza nei confronti dell'ideologia neoliberista"
Vabe...

"A Via della Lega Lombarda si è verificato uno scandalo ed è stato distrutto per sempre un luogo che era pubblico" 
Lo dice parlando di questo, guardate che orripilante scandalo. Guardate che distruzione: prima c'era una ex rimessa Atac fatiscente e cadente che ovviamente mai era stata "luogo pubblico" poiché nelle rimesse Atac manco si può giustamente entrare...

"Vogliono fare un parcheggio a Viale XXI Aprile di fronte a uno dei gioielli della Roma unitaria"
Per fortuna poi il parcheggio è stato poi realizzato nonostante la contrarietà del signore in questione; oggi Viale XXI Aprile è bella e ordinata nel tratto interessato dal parcheggio e il "gioiello della Roma unitaria", ovvero la caserma di Viale XXI Aprile, appunto, ne risulta valorizzato e non mortificato. Cheppoi, questo è fondamentale sottolinearlo, se il signore fosse stato in vita e operativo quando si progettava la caserma si sarebbe opposto anche a quella in nome di chissà quale altra sciocca scusa. Così come a Via Giulia, d'altronde, altro cavallo di battaglia di Berdini che ne ha detto di cotte, di crude e di false contro il parcheggio interrato (ma zero dichiarazioni da parte sua sul fatto che tutta Via Giulia sia un parcheggio abusivo lineare): "non si può stuprare la strada più bella del mondo realizzata da Giulio II". Peccato che se quando il Papa progettava questo autentico sventramento  in centro storico avesse avuto a che fare con un Berdini dell'epoca si sarebbe dovuto fermare, accusato di violentare il tessuto del centro al solo fine di fare case di lusso gentrificando violentemente e compiacere i potenti Farnese e Della Rovere. In questo paradosso c'è la mentalità dei Berdini (e dei Montanari, che è la stessa identica cosa).

"I grandi finanzieri hanno portato al disastro il mondo"
Vabe...

"I nuovi quartieri di grattacieli di Milano sono una vergogna urbanistica scellerata"
Ehssì, che schifo che fa Milano. Lo dicono tutti. Sopratutto lo dicono i numeri su arrivi turistici, reddito pro capite, disoccupazione giovanile. Vuoi mettere Roma che ficata...

"La trasformazione di Via Guido Reni è una speculazione finanziaria e immobiliare"
Un progetto finalmente europeo, ma se si fanno progetti europei poi lui cosa critica?

Ma oltre a queste amenità e ad altre decine come queste che potete trovare online digitando semplicemente "Paolo Berdini" in YouTube e mettendovi ad ascoltare filmati su filmati nei quali a considerazioni anche condivisibili che tradiscono grande competenza vengono alternate frasi iperboliche, terrorismi belli e buoni e un buon numero di falsità, oltre a tutto questo, dicevamo, ci sono anche i documenti che permettono di ricostruire la limpida, ben nota e cristallina appartenenza politica di Berdini che da sempre è urbanista vicino a Rifondazione o ai partiti assimilabili (Sel, Verdi). Scrive su Eddyburg e sul Manifesto e in questo video - in rigorosa compagnia dell'Orso - dichiara che avrebbe fatto l'assessore per Mascia semmai l'esponente dei Verdi avesse vinto le Primarie. Insomma Virginia Raggi, scegliendolo invece lei, si mette allo stesso livello di Mascia (o dell'Orso, scegliete voi).

E poi c'è il video che potete vedere qui sotto, emblematico: anche qui alcune mancate verità, alcuni elementi volutamente omessi, alcune inutili e terroristiche esagerazioni; tanto chi ascolta non sa, non è preparato, non capisce più di tanto e dunque si può anche far credere che l'Acquario dell'Eur dreni fondi pubblici; si può anche far credere che la Nuvola di Fuksas impatti direttamente sul bilancio del Comune al grido di "l'Eur è roba nostra" - peccato che sia al 90% del Ministero dell'Economia - e così via. E poi tanta tanta politica. Sono le proposte per il "dopo Marino" by Rifondazione Comunista, la scena si svolge in una stanzetta con tutte le memorabilia di prassi alle pareti (c'è tutto, forse manca Stalin), il contorno è quello dei compagni di sempre e il tono di Berdini è quello di un militante tout court: "il nostro ceto sociale", "il nostro insediamento politico", "ora abbiamo un altro scontro elettorale e non dobbiamo far passare i demagoghi", "quando andremo in campagna elettorale questo cartellino ce lo sventoleranno addosso". Tutto un discorso in prima persona plurale insomma di un uomo che fa parte di una ben precisa famiglia politica. Che non è quella del Movimento 5 Stelle: Berdini ha fatto insomma campagna elettorale per l'estrema sinistra, si è detto organico a quell'area, ha perso, e poi si ritrova assessore. Alla faccia della democrazia e della trasparenza.
 
 
 
Berdini ha tutto il diritto a fare politica per chi ritiene, ha tutto il diritto di fare campagna elettorale per Mascia e per i Verdi o a mettere le sue competenze a servizio di chi desidera. Ci si domanda però il motivo per cui un movimento che dovrebbe attingere assolutamente al nuovo come il M5S, un movimento che sta costruendo il suo successo grazie ad una gigantesca domanda di cambiamento e sulla retorica del vento che sta cambiando possa pescare per costruire il suo personale politico-amministrativo in vecchi tromboni di area Rifondazione Comunista, in attempati signori impregnati più di fallimentari ideologie che di elementi di innovazioni che sarebbero necessari in una capitale occidentale nel 2016. Umiliando e mortificando così tutti quei professionisti e quelle persone davvero preparate, magari formatesi (o fuggite) all'estero e intellettualmente oneste che avevano chissà sperato che l'arrivo di un nuovo movimento politico al potere avesse potuto aprire per tutti i capaci quelle porte che si spalancavano solo per i soliti. Una clamorosa delusione e un autogol inspiegabile: tornano i soliti!

Attenzione: Paolo Berdini è un urbanista di livello e sicuramente un ottimo professore. Oltre che indubitabilmente una persona pulita, integerrima e onesta. Conosce a menadito la città (e sono in pochi), le norme, i piani regolatori, gli strumenti urbanistici. Ha delle posizioni che condividiamo molto sul trasporto pubblico, sul valore della pedonalità, sulla necessaria lotta alle automobili. Dopodiché è la rappresentazione plastica del vecchio trombone romano che, per mera ideologia e surfando sull'ignoranza del popolino, passa la propria esistenza ad opporsi a qualsivoglia progetto di trasformazione della città raccontandolo con piglio autorevole come dannoso, non importa se buono o cattivo. Vicino ai movimenti, agli occupatori di case, al terribile racket dei comitati di protesta-a-tutto (quelli che spuntano, strumentalizzati e foraggiati chissà da chi, per bloccare qualsiasi progettualità urbana), sostiene che se hai compiuto un abuso edilizio in casa tua l'appartamento ti deve essere demolito - giusto, intendiamoci -, ma se invece hai occupato casa per viverci o per trovare spazio alla tua associazione allora devi essere assolutamente tollerato. Una sciocca, trita, bieca, vecchia teoria di posizioni ideologiche. Estremista. E dunque pericolosa.

Berdini si è sempre opposto a tutto, con una colpa enorme: mettere assieme, nello stesso calderone, le cose buone con le cose cattive. La Città del Sole di Via della Lega Lombarda con le Terrazze del Presidente0; le zozzerie dei Mondiali di Nuoto con Tor di Valle. Berdini è quel tipo di intellettuale e di agitatore culturale grazie alla cui mentalità in questa città prosperano e prospereranno per sempre i vari Caltagirone, Bonifaci, Pulcini e via dicendo. Berdini, e i tanti che la pensano come lui, è il motivo per cui in questa città non ci sarà mai concorrenza, non ci sarà mai competizione, non torneranno mai i ragazzi bravi che sono fuggiti all'estero, non atterreranno mai grandi investimenti internazionali. Lo stile di governo di Berdini sarà semplice e, tutto sommato, attuabile da chiunque: non si deve fare niente, niente trasformazioni urbane, niente parcheggi, niente di niente. Per ogni cosa, c'è un buon motivo per dire no. E si dice no ugualmente ai progetti di stampo europeo e alle speculazioni edilizie più abiette, livellando tutto verso il basso. Si tratta del regalo più clamoroso che si potrà fare a speculatori e palazzinari. Queste sono le condizioni per loro ideali. In queste condizioni, con comitati del no e urbanisti barricaderi che considerano come fumo negli occhi la costruzione di un hotel perché "rovina il panorama da Via Giulia" (anche Cederna le ha dette grosse eh!), sono abituati a operare: sono abituati loro, non gli imprenditori internazionali. E se rimangono queste condizioni non sono preoccupati. Sono preoccupati se la città si apre, se arrivano developer dagli Stati Uniti, da Londra, dal Qatar. Ecco perché la grande avversione allo Stadio della Roma. Ecco perché anche l'operazione sulle Torri dell'Eur (altra ottima mossa di Giovanni Caudo) deve in tutti i modi saltare. 
La narrazione per cui i palazzinari li impensierisci con un assessore che blocca è una sciocchezza, un assessore che blocca tutto impensierisce solo lo sviluppo della città, la ricchezza delle famiglie (che continuerà a calare), le opportunità di business e i posti di lavoro, i palazzinari un modo e una dimensione la trovano comunque per galleggiare, figurarsi. 

Dice: ma Berdini è cresciuto con Cederna e Insolera, mica caxxi. E per carità, ma allora dobbiamo ricordare che i tempi sono cambiati. La città del decennio 1960-1970 guadagnava 50mila residenti ogni anno, si espandeva, divorava il territorio, massacrava l'agro, cresceva in maniera criminale. Gli intellettuali si opponevano, giustamente. Oggi la demografia è ferma e Roma è la città europea dove l'industria del cemento e del mattone impattano meno in assoluto. Abbiamo un giro d'affari sul real estate inferiore alla microscopica Dublino: nessuno investe da noi, non si costruiscono robe significative da anni, non ci sono grandi progetti in futuro (tranne quelli pensati dalla Giunta Marino, che Berdini affosserebbe), non si demolisce&ricostruisce, non esiste la presenza dei grandi gruppi immobiliari che stanno cambiando il volto alle città da Milano a Londra. Nulla. Non c'è nulla di nulla a parte la povertà, la disoccupazione, la tristezza e la perdita di speranza. Insomma la retorica della città che va salvata dal cemento è una cantilena vecchia di decenni, buona solo per chi non si informa, non si prepara, non fa confronti e non si approfondisce: oggi Roma è la città dove l'industria delle costruzioni è più ferma e in crisi a livello planetario: con conseguenze gravissime. La prima è una conseguenza "di sensazione", quella sensazione di unto che avete addosso, quella sensazione di vivere in un posto vecchio, marcio, non manutenuto, sciatto, maleodorante. Perché al di là dell'1% del territorio che è nobilmente "antico", il resto è assurdamente "vecchio", mal progettato, mal costruito. Quella sensazione, insomma, che non hai quando arrivi a Milano. Ognuno di voi ha presente a cosa ci riferiamo.
E' dunque questo il momento di combattere contro un'edilizia che non c'è più oppure forse è il momento di far ripartire questa industria all'insegna dell'efficienza energetica, del consumo zero di territorio, delle infrastrutture, della alta qualità architettonica, del riuso, del recupero, della trasformazione, del progetto? Magari attirando talenti, idee e buone pratiche?

Se fai progetti di qualità (come ha fatto la passata amministrazione con le ex Torri dell'Eur, con Via Guido Reni, con Tor di Valle e lo Stadio della Roma) e attiri investitori internazionali allora sì che fai un grande dispetto agli squallidi palazzinari locali. Se invece tieni tutto bloccato li fai contenti perché tanto loro qualche cosa lo raggranellano comunque e soprattutto sono certi di non avere mai in casa concorrenza reale, seria, vera; sono garantiti di operare in un mercato protetto, chiuso, dove nessuno verrà a competere perché le condizioni politiche non sono minimamente accettabili per farlo. 

Personaggi come Berdini, insomma, magari inconsapevolmente e magari indirettamente, sono l'alter ego indispensabile per la genìe romana dei palazzinari e il presupposto per il perdurare del deteriore assetto imprenditoriale attuale. Vedrete: Il Messaggero non lo criticherà mai, Il Tempo neppure. Faranno finta, così come i grandi ras del mattone faranno finta di malsopportarlo: in realtà figure simili sono una garanzia per questi potentati. 
Per Caltagirone il problema erano semmai quelli come Giovanni Caudo, che lavoravano per aprire la città e collocarla in Europa presentandola come una terra di opportunità per gli investitori mondiali, non quelli come Berdini, che la vogliono chiudere e bloccare (lo dice spesso nei suoi discorsi: "bloccare tutto, fermare tutto per un anno e fare una riflessione"), che odiano chi fa impresa, che detestano il privato, che considerano di malanimo il profitto benché sia solo il profitto a poter garantire stipendi civili a operai, geometri, impiantisti, imbianchini, muratori che a differenza dei professoroni non hanno svariate migliaia di euro al mese garantiti vita natural durante con tredicesima e pensione assicurata.

Resta a monte di tutto la clamorosa frode elettorale del Movimento 5 Stelle nei confronti dei suoi elettori. Perché se può essere vero che le posizioni di Berdini siano (purtroppo) assimilabili al M5S primo modello, è anche vero che oggi il movimento si è evoluto, prende percentuali enormi, è il primo partito in città e il suo elettorato non  è composto più da una minoranza di naif. 
Non si capisce come sia pensabile che il movimento decida di prendere questi voti, provenienti da ogni parte politica tradizionale, per portarli su una Giunta targata Sel o Rifondazione. All'insegna di idee e approcci che sono stati sconfitti in tutto il mondo, che sono stati accantonati dalla storia e dal buon senso e che sono stati oltretutto categoricamente puniti dagli elettori. 

Se i romani avessero voluto Berdini assessore avrebbero votato Mascia alle primarie o avrebbero rinforzato Fassina. E invece i cittadini, da tempo, hanno deciso di tenere persone con quella mentalità ben lontane dalle stanze del potere sia a livello cittadino che a livello nazionale. Si tratta di mentalità e impostazioni operative che hanno, semplicemente, fallito dovunque sono state applicate. 

A cosa dobbiamo questo ripescaggio? Perché premiare con ruoli chiave dei rappresentanti di parti politiche sonoramente bocciate dagli elettori? Come mai non individuare giovani personaggi in gamba (come ha fatto, coraggiosamente, Giachetti indicando all'urbanistica Lorenza Baroncelli)?. Come mai non dare un messaggio di qualità, di merito, di apertura capace di imprimere una nuova fase di innovazione e di sfida di cui la città ha un dannato bisogno? Esiste qualche giovane architetto, qualche giovane designer, qualche giovane urban planner romano che deciderà di tornare dal suo forzato esilio a Londra o a Berlino perché "finalmente ora c'è Berdini"?
Chiara Appendino a Torino sta recuperando punti di consenso ogni giorno proprio perché si sta muovendo (lei la giunta l'ha già presentata da mo'!) in un modo diverso e all'insegna della trasparenza. Mettendo in campo nomi nuovi, non riciclando.

Inutile dire, i nostri lettori conoscono la nostra onestà intellettuale, che siamo pronti a ricrederci e - nel caso Raggi vinca e nel caso Berdini diventerà assessore - non vediamo l'ora di affermare che ci eravamo sbagliati.