Biciclette sugli autobus: indagine e case history dal mondo |
Biciclette sugli autobus: indagine e case history dal mondoBikelife, Intermod • di Alessandro Micozzi Proprio ieri dal blog del Fatto Quotidiano è venuto il suggerimento del primo ingrediente per una buona mobilità in grado di rilanciare l’economia: il trasporto intermodale. Il binomio bicicletta + autobus (o metro che sia) consente infatti di abbattere le spese per l’automobile (oltre 5 mila euro l’anno di media) senza essere ciclisti a tutti i costi. Si pedala un po’ fino alla fermata del bus, ci si sposta un altro po’ con il mezzo pubblico, si pedala infine fino a destinazione. Per ora le uniche biciclette che hanno ottenuto uno straccio di riconoscimento sono quelle pieghevoli, regolarmente trasportabili sulla metropolitana. In genere però basta fare una ricerca delle soluzioni adottate all’estero per capire che alcune alternative ci sarebbero, ma come al solito e chissà perché (già, chissà) manca la volontà di attuarle. In generale esistono 3 tipi di soluzioni: 1° – Trasporto consentito all’interno dell’autobus: è una pratica per la verità non molto diffusa e in effetti oggettivamente non attuabile in città con autobus puntualmente stracolmi. Accade comunque a Berlino, che proprio un paesotto non è, in cui la bicicletta sul bus è considerata al pari di un valigione, passeggino, disabile in sedia a rotelle. Unica limitazione il poter caricare solo una o due bici per volta. Danzica In questi casi la regola migliore sarebbe come sempre quella dettata dal buon senso, ovvero far salire un numero ragionevole di biciclette a discrezione dell’autista a seconda dei passeggeri presenti, di quelli che si presume possano salire ancora, del tragitto che si deve compiere, dell’orario. 2° – Trasporto consentito sul retro degli autobus: si tratta di una soluzione poco diffusa ovunque perché poco pratica e sicura. L’autista non è in grado di vedere, controllare, ed eventualmente correggere l’operazione di carico della bicicletta, che ad ogni fermata farebbe perdere troppo tempo. Foto di Repubblica Firenze Incomprensibile è invece il servizio analogo lanciato l’anno scorso dalla compagnia Ataf del Comune di Firenze e di cui presto non si è saputo più nulla. Incomprensibile perché, come vedremo tra poco, i porta-bici per autobus, per lo meno su tratte urbane, sono altri. 3° – Trasporto consentito su porta-bici anteriore: è una soluzione diffusa ormai in tutti gli Stati Uniti, ad eccezione di New York, ma non perché sia una grande città. Ci sono delle metropoli infatti in cui i bus bike racks sono da tempo installati sugli autobus locali. Ad esempio Philadelphia, 1,5 milioni di abitanti, Chicago, 2,7 milioni, Los Angeles, 3,8 milioni. Chicago Se a qualcuno interessa, si chiama Sportworks l’azienda leader fondata nel 1990 da Mike Reeves che fornisce ad oltre 500 compagnie di trasporto del Nord America i porta-bici per autobus. 570 $ al pezzo, il che vuol dire un business da milioni di dollari. 2700 ordinati dal solo comune di Los Angeles, più di 800 da Miami, 1000 a Minneapolis e 1300 a Chicago. Qualche caratteristica progettuale:
Fuori dagli Stati Uniti il fenomeno dei bus bike racks è diffuso anche a: Toronto – Canada Christchurch – Nuova Zelanda Kawasaki – Giappone Taipei – Taiwan Bologna/Ferrara – Italia Si, Ferrara, Italia! Ma allora ci sono anche qui? Beh, non proprio: diciamo che il servizio ATC – Trasporti Pubblici Bologna Ferrara per ora risulta solamente tra i clienti di Sportworks (come si vede dalla pagina Facebook dell’azienda) ma non si hanno notizie della sua reale operatività (anche contattati privatamente, non hanno risposto). E come mai? La risposta è semplice: l’Unione Europea non li approva perché non li ritiene sicuri per pedoni e ciclisti stessi, addirittura aveva previsto con il diffondersi dei bus bike racks negli Stati Uniti l’aumento di incidenti legati al suo utilizzo, che puntualmente non si sono verificati. In Europa l’azienda che si occupa della produzione di porta-bici è l’inglese Bikes On Buses Ltd, che non senza difficoltà è riuscita a farsi conoscere in diversi paesi del continente. Polonia – A Danzica l’amministrazione comunale ha manifestato interesse anche all’implementazione dei porta-bici; un autobus è stato provato a Varsavia per l’uso quotidiano nel traffico ma ancora non c’è stata l’approvazione definitiva da parte delle autorità competenti. Scozia – Qui è stato addirittura il Parlamento attraverso alcuni membri a richiedere l’implementazione dei porta-bici per gli autobus, in particolare su alcune linee che raggiungono Edimburgo dalla periferia e da località sprovviste di stazioni ferroviarie. Germania – Il porta-bici è stato un frequente argomento di discussione durante la conferenza Velo-City di Monaco di Baviera, nel 2007, illustrandone benefici e problematiche. Tra gli interpellati il sindaco della città americana di Portland, nell’Oregon, che in un intervento ha rassicurato i presenti dell’assoluta affidabilità degli accessori. Belgio – A Bruxelles i porta-bici per autobus sono apparsi in una delle scorse edizioni di Green Week nonché durante l’edizione 2009 di Velo-City. L’apparente interesse non si è poi concretizzato. Spagna – A San Sebastian il sistema è stato testato durante una fase di prova ma è stato addirittura bloccato delle autorità nazionali dopo alcuni test sulla sicurezza. Austria – A Salisburgo è stato testato un autobus di prova e i primi feedback sono stati positivi anche se l’approvazione definitiva è stata rimandata per le solite questioni di sicurezza. E nei paradisi dei ciclisti Olanda e Danimarca? I porta-bici non interessano, e per un motivo abbastanza ovvio: la domanda sarebbe molto più alta della disponibilità effettiva di posti. Aggiornamento 26/11/2012: da lunedì 19 novembre 2012 a Cagliari è possibile trasportare la propria bicicletta sul tram. Qui tutte le informazioni.
ROMA-LARGO ALLE BICI SUI BUS E TRAM Il 2017 parte bene per i ciclisti romani.Questa gestione comunale,al di la’ di accuse e statistiche piu’ o meno negative,sta’ aprendo nuovi spazi all’uso della bicicletta.Dal 16 Gennaio si sale con tutte le bici su alcuni bus e tram,anche se ,nei giorni feriali,persistono le limitazioni di orario.Sicuramente, non mancheranno le critiche degli altri utenti per lo spazio limitato in vettura ma l’esperienza sul mezzo, migliorera’ il servizio.Personalmente,pedalando con la bici tradizionale(mtb o corsa),salgo sui mezzi pubblici solo nelle fasce di inizio e fine servizio, sperando che in futuro, si arrivi a dedicare un vero spazio per agganciare la bici in vettura,concreta soluzione per evitare discussioni anche tra noi ciclisti, in occasione dell’ingresso e della sortita dalla vettura. In allegato,Vi inoltro la situazione intermodale al 16 Gennaio 2017 nell’Area Metropolitana romana.
Federazione Ciclistica Italiana Lazio Responsabile piste ciclabili e viabilita’
SALIRE SUI BUS ROMANI IN HANBIKE,ANCHE LORO SONO CICLISTI! In risposta alla mia che allego,Pietro Scidurlo, mi ha chiesto se per le hand bike vale lo stesso regolamento indirizzato ai ciclisti per salire sui mezzi pubblici romani.L’osservazione mi ha fatto venire i brividi perche’ so’ benissimo cos’è una handbike,le difficolta’ che incontrano i disabili nel salire sui mezzi pubblici romani e soprattutto il loro diritto,direi piu’ del nostro,ad avere lo spazio in vettura.Mi sento impotente difronte a tali problematiche e non posso che girarle con urgenza alle autorita’ comunali romane per una concreta soluzione. Grazie amico Pietro.
FCI LAZIO |