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Domenica 16 settembre 2018

La Villa dei Quintili, una residenza di campagna in età imperiale

 

Situata al V miglio della Via Appia Antica, la Villa dei Quintili è il più grande complesso residenziale del suburbio di Roma. Per secoli ritenuto il luogo di una città antica abbandonata, si è scoperto essere, grazie al rinvenimento di una tubatura in piombo recante il nome dei proprietari, la villa dei fratelli Quintili, membri di una famiglia senatoria e di Consoli nel 151 d.C.. I Quintili furono fatti uccidere dall'imperatore Commodo nel 182-183 d.C., accusati di aver ordito una ipotetica congiura contro di lui, così la residenza sull'Appia fu confiscata e divenne proprietà imperiale. Da allora Commodo stesso e altri imperatori dopo di lui vissero nella villa. Testimonianze della loro presenza sono l'imponenza dell’architettura, la ricchezza delle decorazioni scultoree e la raffinatezza dei rivestimenti parietali e pavimentali in lastre di marmo colorato, tuttora splendidamente conservati. L’enorme quantità dei reperti archeologici in marmo trovati in questo sito ha dato il nome al quartiere adiacente: lo Statuario.

 

Appuntamento domenica 16 settembre ore 10.00 all’ingresso della Villa dei Quintili, in Roma a via Appia Nuova 1092.

Durata: 2 ore circa.

Si consiglia di indossare abiti e scarpe comodi.

 

Costo a persona (biglietto, Guida, eventuali radioauricolari per il miglior ascolto della nostra Guida):

Soci € 18,00, non-Soci € 21,00

(nel caso di possibili riduzioni/esenzioni sul biglietto, come da nota in calce, si prega di segnalarci preventivamente la circostanza)

 

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA:

mail Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ; cell. 3397448084 - 3395852777

 

 

L’ISCRIZIONE ALL’ASSOCIAZIONE NON E’ OBBLIGATORIA

Tesseramento per l’ultima parte del 2018:

€ 12,50

(la tessera sarà consegnata alla prima visita/passeggiata guidata utile o spedita, a richiesta)

 

PAGAMENTO:

-       presso la nostra Sede in Via Marianna Dionigi n°17, previo appuntamento telefonico,

-       su c/c presso Unicredit SpA, Agenzia Roma Montesanto, intestato ad ASSOCIAZIONE AMICI DEL TEVERE, IBAN IT 03 L 02008 05021 000401070578

 

 Il Giardino dei Patriarchi dell’Unità d’Italia
Siete nel cuore di una delle più grandiose dimore romane del periodo imperiale, la Villa dei Quintili, e vi apprestate a visitare un Giardino assai raro, anzi unico: lo compongono infatti venti “gemelli” di alberi da frutto secolari o addirittura millenari che rappresentano tutte le regioni del Belpaese, disposti in modo da disegnare la Penisola e le Isole maggiori: dal Pero di Brusson della Val d’Aosta alla Vite siciliana di Corinto, o all’Ogliastro di Luras in Sardegna, in assoluto il più antico di tutti, coi suoi 3800 anni. Essi danno così vita al solo Giardino dell’Unità d’Italia esistente nel Paese, memoria viva del 1861 in cui il Risorgimento ebbe la sua prima, fondamentale conclusione.
Abbiamo voluto sottolineare con esso la strepitosa diversità, estetica e vegetazionale, dei nostri paesaggi, naturali ed agrari, montani e pianeggianti, interni e marini, nordici e mediterranei. Biodiversità frutto anche delle tante etnie che hanno popolato nei millenni le nostre belle contrade trovando una prima unificazione con Roma, repubblicana e imperiale, e una seconda, definitiva, sempre a Roma, nel 1870. Ecco il senso di questo Giardino ai piedi della maestosa Villa dei Quintili (proprietari ed esperti agricoli), su quell’Appia chiamata dai Romani “regina” di tutte le strade. Alberi e viti raccontano questa nostra Italia evocata fin dalla seconda guerra punica (218-202 a.C.) per unire i diversi popoli contro il cartaginese Annibale.
I Patriarchi fra i quali vi trovate evocano leggende remote. Il Cotogno dal “pomo d’oro” con cui Paride premiò Elena di Troia, il Fico caro a Dioniso, simbolo della Roma di Romolo, la Vite presente in tante religioni, il Melograno che nel Cristianesimo annuncia nuova vita, l’Olivo “creato” da Minerva, il cui olio connota una civiltà, il Corniolo sacro ad Apollo, cantato da Virgilio nell’Eneide, il Pero dalle mille varietà, il Melo diffuso in tutta Italia, il Noce emblema di fertilità ma pure albero delle streghe. Buon viaggio nel Belpaese.
I grandi alberi hanno avuto un’importante significato culturale anche presso i popoli nordici: così furono immaginati i cosiddetti alberi cosmici, come il frassino per i Germani del Nord o la quercia per i Celti. Ricordiamo anche gli alberi sacri dedicati alle divinità: sempre presso i Germani, la quercia al dio Odino, come presso i Greci a Zeus; il tiglio alla dea Freia.
Nella Roma delle origini diventa un albero di cultu il Fico, il Ficus Ruminalis, che, secondo la leggenda, fermò la discesa sulle acque del Tevere della cesta contenente i due gemelli fondatori Romolo e Remo.
Che cos’è il Giardino dei Patriarchi dell'Unità d'Italia
Si tratta di un giardino unico in Italia e in Europa, in quanto conserva al suo interno il germoplasma delle piante più antiche e significative d’Italia. Per alcune regioni possiamo parlare addirittura dei capostipiti della frutticoltura locale, in quanto si tratta di piante plurisecolari se non addirittura millenarie, come nel caso degli olivi.
L’uomo ha selezionato quelle varietà per la loro resistenza alle avversità climatiche e parassitarie, non avendo altri strumenti per combattere le malattie; per questo motivo possiamo sostenere che queste antiche varietà sono quelle più adatte per l’agricoltura del futuro, un’agricoltura che dovrà essere sostenibile e rispettosa della salute dell’ambiente e dell’uomo. Inoltre l’agricoltore del passato aveva selezionato le piante da frutto più produttive ma anche quelle che davano frutti che si
conservavano a lungo in quanto egli non disponeva di sistemi complessi di frigoconservazione.
Conservare il corredo genetico di varietà antiche e resistenti alla conservazione significa poter produrre e conservare anche in futuro varietà poco energivore, meno incidenti sull’effetto serra e sui cambiamenti climatici.
Il progetto è stato reso possibile grazie alla collaborazione fra la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, Arpa Emilia-Romagna, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ispra, il Comitato per la Bellezza, l’Associazione Patriarchi della Natura in Italia ed il patrocinio della Regione Emilia-Romagna.
Il Giardino dei Patriarchi dell’Unità d’Italia è stato realizzato – va sottolineato – con l’adesione del Presidente della Repubblica.
Per la Soprintendenza per i Beni archeologici ha operato la direttrice dell’Appia Antica, Rita Paris coi suoi collaboratori, per l’Arpa e l’Associazione Patriarchi, Sergio Guidi, e per il Comitato per la Bellezza, Vittorio Emiliani.
I Patriarchi messi a dimora alla Villa dei Quintili
Valle d’Aosta: pero Brusson (il pero più grande e vecchio della Val d’Aosta)
Piemonte: melo PUM dal Bambin (uno dei meli più grandi del Piemonte)
Liguria: olivo di San Remo millenario (l’olivo più antico della Liguria)
Lombardia: ciliegio di Besana in Brianza (forse il ciliegio selvatico più grande d’Italia)
Trentino Alto Adige: melo di Fondo (il melo più vecchio d’Italia e forse d’Europa)
Friuli V.G.: melo di Campone (il più grande del Friuli) 150 anni,
Veneto: olivo di San Vigilio (olivo millenario sulle rive del Garda)
Emilia Romagna: cotogno antico Faenza (fra i più vecchi d’Italia, produce frutti quasi privi di tannino che si mangiano come mele)
Toscana: corniolo di Montieri (fra i più grandi d’Italia)
Marche: olivo di Campofilone (fra gli olivi più longevi delle Marche)
Umbria: noce di Poggiodomo, Perugia, (il più grande d’Italia di oltre 5 metri di circonferenza)
Abruzzo: fico Reginella di Bucchianico (antica varietà locale)
Molise: olivo di Venafro (millenario, coltivato già in epoca romana)
Lazio: melograno di Roma (Chiostro di San Giovanni in Laterano, fra i più vecchi d’Italia)
Campania: vite di Taurasi (vite plurisecolare e di dimensioni enormi)
Puglia: fico di Otranto (varietà autoctona, fra le più antiche)
Basilicata: olivo maiatica di Ferrandina (olivo millenario, il più antico della Basilicata)
Calabria: vite Mantonico di Bianco (vitigno risalente all’epoca magno-greca)
Sicilia: vite Corinto Bianco (vitigno portato in Italia dai Greci oltre duemila anni fa)
Sardegna: olivo Luras (3800 anni, il più antico d’Europa, 13 metri di circonferenza)

 

Possibili riduzioni/esenzioni sul biglietto: cittadini dell’U.E. sotto i 25 anni compiuti, cittadini sotto i 18 anni (non compiuti) di ogni nazionalità, guide, interpreti, dipendenti MIBAC, ICOM, ICCROM, docenti e studenti UE delle facoltà di Architettura, Lettere, Beni Culturali, Scienze della Formazione, Archeologia, Storia dell'Arte, Accademie di Belle Arti, studenti Socrates ed Erasmus delle sopraindicate discipline, docenti di Storia dell'Arte degli Istituti liceali, studenti di Istituto Centrale del Restauro, Opificio delle Pietre Dure, Scuola per il Restauro del Mosaico, giornalisti con tesserino di iscrizione all'albo nazionale o di altro Paese, cittadini UE portatori di handicap ed un loro familiare o accompagnatore appartenente ai servizi di assistenza socio-sanitaria, docenti sia di ruolo sia con a contratto a tempo determinato delle Scuole italiane pubbliche o private paritarie (previa presentazione del modello di certificazione scaricabile dal sito MIUR)