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Una pista ciclabile al posto della cortina di ferro che divideva l’Europa PDF Stampa E-mail
Scritto da Santoni Maurizio   
Lunedì 02 Settembre 2019 11:33
 
 
 
 
 
Una pista ciclabile al posto della cortina di ferro che divideva l’Europa

Una pista ciclabile al posto della cortina di ferro che divideva l’Europa

Mobilità
di
 
Rudi Bressa
Quasi 7000 chilometri di pista ciclabile ripercorrono la cortina di ferro che divise l'Europa, dal Patto di Varsavia fino alla caduta del muro di Berlino.

Un percorso per riscoprire la storia dell’Europa. Una pista verde che trasforma quello che fu il confine tra Europa dell’Ovest e dell’Est in un trait d’union della cultura europea, grazie anche alla mobilità dolce.

È questo il progetto proposto in Parlamento dal deputato tedesco Michael Cramer, che nel 2005 vide nella “Iron Curtain Trail” un modello di turismo sostenibile

Dove passa la Pista della Cortina di Ferro

Si tratta di quasi 7000 chilometri (6.800 per la precisione), che vanno dal Mar Nero a sud fino al Mare di Barents a nord passando lungo il tracciato del muro di Berlino. E ironia della sorta quella che era considerata una “cintura della morte”, è oggi una “cintura verde”, trasformata in uno straordinario habitat per piante e animali grazie a decenni di isolamento.

 
 
 
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Il tracciato della “Pista della Cortina di Ferro”

Una vera e propria riserva naturale, patrocinata e protetta dallo stesso Mikhail Gorbachev, ex presidente dell’Unione Sovietica e presidente di Green Cross International (GCI). La “Pista della Cortina di Ferro” attraversa ben 150 parchi naturali, tre riserve naturali Schaalsee, Elbaue e la Rhoen e il Parco Nazionale del Harz Mountains.

Non  solo natura

Ci sarà la storia ad accompagnare chiunque si addentrerà attraverso questo confine storico, teatro di numerose battaglie e culla della cultura europea. Un’opera di straordinaria importanza, culturale ed ambientale, che ha visto la collaborazione di norvegesi, russi, finlandesi, estoni, cechi, tedeschi, slovacchi, ungheresi, rumeni, croati. Una pista che trasuda ad ogni chilometro tutta l’identità del Vecchio Continente.

La rivoluzione della mobilità sarà completa solo quando tutta l’energia per fare il pieno sarà pulita, proveniente solo da fonti rinnovabili. Se per magia tutte le auto, le moto, gli autobus e i camion che circolano in Italia andassero a energia elettrica rinnovabile, i risparmi si possono calcolare intorno ai 100 milioni di tonnellate di CO2 annue. Tutto comincia da noi. Con LifeGate, già oggi, con solo 4 click, scegli per la tua casa energia da fonti rinnovabili e prodotta in Italia. Risparmia attivandola da solo online, clicca qui.

 

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A un italiano su tre piacerebbe andare al lavoro in ebike

A un italiano su tre piacerebbe andare al lavoro in ebike

Mobilità
Pubblicato il 31 ago 2019
di
 
Emanuele Rigitano
Gli italiani sono al terzo posto su dieci Paesi europei per la disponibilità ad andare al lavoro in ebike. La motivazione principale a favore è la tutela dell'ambiente, a scoraggiare il maltempo e il costo delle biciclette elettriche.

Un cittadino italiano su tre vorrebbe andare al lavoro pedalando una ebike anziché utilizzare la macchina o altri mezzi di trasporto. Questo è uno dei risultati di uno studio realizzato a livello europeo che trova l’Italia sul podio delle preferenze per le due ruote elettriche.

La media europea di chi sarebbe disposto ad utilizzare una bicicletta a pedalata assistita è del ventiquattro per cento, quella italiana ben il nove per cento più alta, con un maggiore interesse da parte degli uomini (quaranta per cento) rispetto alle donne (ventisette per cento).

italiani lavoro ebike

Un italiano su tre ha risposto che sarebbe disposto a usare una ebike per andare al lavoro. Foto © Shimano

Se si considerano i pendolari italiani tra i venticinque e i trentaquattro anni, la percentuale di persone interessate a utilizzare una ebike per tutelare l’ambiente supera il cinquanta per cento. Motivazione che convince mediamente trentasette italiani su cento, a pari merito con la possibilità di risparmiare, il ventinove per cento vuole mantenersi in forma mentre il ventisette vuole evitare di rimanere incolonnato nel traffico.

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Tra chi invece non è molto convinto della scelta le motivazioni principali sono il maltempo per il trentanove per cento, un tragitto troppo lungo per il ventinove e il costo di una bici elettrica o a pedalata assistita (vetnicinque).

Al lavoro in ebike: cosa ne pensano i cittadini europei

La ricerca online realizzata da YouGov in collaborazione con Shimano (Steps) ha inoltre stilato una classifica del gradimento dell’idea di utilizzare l’ebike in dieci Paesi europei. Ampiamente in testa si trovano i Paesi Bassi con il quarantasette per cento, al secondo posto la Spagna con il trentanove e terza l’Italia, agli ultimi tre posti Francia (diciotto per cento), Svezia (quindici) e Regno Unito (undici).

Leggi anche: La Svezia offre sussidi per chi compra una e-bike

A livello europeo la principale motivazione per passare a una ebike è la possibilità di mantenersi in forma, che con il trentaquattro per cento delle preferenze supera di quattro punti la protezione dell’ambiente e la possibilità di risparmiare denaro. Il principale fattore di scoraggiamento resta invece la possibilità di incontrare brutto tempo (trentasette per cento), davanti al costo elevato di una ebike (trentaquattro) e il tragitto troppo lungo (trentuno).

Al quarto posto dei fattori scoraggianti i cittadini europei di Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Svezia hanno indicato il timore di arrivare sudati o accalorati sul posto di lavoro. Rispetto agli aspetti negativi dello studio risponde Marco Cittadini, responsabile della comunicazione e delle pubbliche relazioni di Shimano: “Coloro che hanno fatto il passaggio a una ebike hanno scoperto che il maltempo è raramente un problema insormontabile e il sudore è una cosa del passato quanto l’assistenza elettrica fa il suo lavoro”.