LA FAMIGLIA VITTIMA DELL?INSICUREZZA DEL CICLISTA |
LA FAMIGLIA VITTIMA DELL?INSICUREZZA DEL CICLISTA Carissimo Come ben sai mi batto da vari anni per il rispetto del ciclista sulla strada.Guai a dimenticare,pero’, che la tragedia di un’incidente si porta dietro il dramma per tante famiglie.Riccardo mi trasmette quella di Consuelo Saviozzi,madre di due figli e moglie di Alessio Galletti,morto nel Giro delle Asturie tanti anni fa’.Non gli è stato ancora riconosciuto alcun riconoscimento.Questo è il ciclismo di chi non è campione!
Allegata la mail con il link dell’articolo su tuttobiciweb
Ravenna, misteriosa scia di fuoco in cielo: era un aliante Chamonix, 2.300 runner estremi all'Ultra trail Monte Bianco «ALESSIO ED IO, DUE VITTIME DEL CICLISMO CHE CHIEDONO GIUSTIZIA»
LETTERA APERTA | 02/09/2019 | 07:53
di Consuelo Saviozzi Buongiorno direttore, già ci conosciamo: sono Consuelo, la moglie del Ciclista Professionista Alessio Galletti, morto nel giugno del 2005 nel corso di una tappa del Giro delle Asturie, mentre svolgeva la sua professione, lasciandomi sola e con due figli da crescere. Come Donna e come Madre non mi sono arresa e di questo ne sono fiera. Come sono orgogliosa di mio marito Alessio: non era quello che si chiama un Campione, ma di sicuro è stato un PROFESSIONISTA nel corso di tutti gli anni trascorsi a fare ciò che gli piaceva, gareggiare in bici, aiutando i suoi compagni più forti e qualificati. Mio marito è stato un GREGARIO, ne ha sempre accettato oneri (molti) ed onori (pochi ma memorabili): questo non può voler dire, però, che Alessio debba essere DIMENTICATO ed IO DIMENTICATA con lui! Per quanto ho potuto sapere,mio marito non aveva avuto una copertura assicurativa, prevista chiaramente dai regolamenti, e per il suo decesso - nonostante in tutti questi anni abbia ovviamente cercato di avere Giustizia in Tribunale - a tutt'oggi gli esiti non hanno portato sostanzialmente ancora a NULLA. Non posso nascondere che, in questo mio peregrinare come una specie di mendicante (sarà umiliante,ma sento di doverlo fare per Alessio,che non si arrendeva mai facilmente), nella primavera di quest'anno mi sia anche rivolta formalmente, con un telegramma ed una raccomandata, agli Uffici della Presidenza della Federazione Ciclistica Italiana per chiedere la possibilità di un semplice INCONTRO. Solo per capire ed avere CHIARIMENTI, propio dall'ENTE FEDERALE che dovrebbe rappresentare e TUTELARE i CICLISTI: voglio solo chiedere testualmente se la MORTE DI ALESSIO GALLETTI, mio marito deceduto in gara, deve "RIMANERE SOLO UNA QUESTIONE DI PAROLE AL VENTO". Si deve sapere che, fino ad ora, questo INCONTRO NON C'È MAI STATO, prospettato e quasi " promesso" mai mai fissato e tanto meno svoltosi. Non sta certo a me indicare quelle che ritengo ne siano le ragioni di questa scelta. Sta di fatto che, per come vedo e leggo proprio in questi giorni, a noi DONNE il destino riserva sempre GARE IN SALITA. Quel che è grave, quel che è peggio, è che proprio coloro in cui si dovrebbe riporre fiducia o da cui almeno auspicare vicinanza e comprensione, sembrino voler gettare pure dei chiodi su di un percorso già duro di suo. ANCHE IO, egregio Direttore, ritengo di essere UNA VITTIMA DI UN CICLISMO CHE non esito a definire SBAGLIATO e da RIFARE. Spero che lei possa darmi ancora una volta un piccolo sostegno rendendo pubbliche queste mie parole. Non certo "contro", ma solo per il MIO ALESSIO E LA FAMIGLIA CHE ABBIAMO COSTRUITO. LA SUA PIÙ GRANDE VITTORIA. |