IL PROBLEMA DELLE PISTE CICLABILI A ROMA? E' SOLO UNA QUESTIONE CULTURALE! DE CAPOCCIA! |
https://romareport.it/wp-content/uploads/ROMA_CORSIE_CICLABILI_FASE_2-496x355-1-e1615995454698-300x192.jpg 300w, https://romareport.it/wp-content/uploads/ROMA_CORSIE_CICLABILI_FASE_2-496x355-1-e1615995454698-768x491.jpg 768w, https://romareport.it/wp-content/uploads/ROMA_CORSIE_CICLABILI_FASE_2-496x355-1-e1615995454698-480x307.jpg 480w, https://romareport.it/wp-content/uploads/ROMA_CORSIE_CICLABILI_FASE_2-496x355-1-e1615995454698-782x500.jpg 782w" sizes="(max-width: 1012px) 100vw, 1012px" style="box-sizing:border-box;border-width:initial;border-style:none;max-width:100%;height:auto;vertical-align:middle">
La guerra delle piste ciclabiliAll’inizio, era il bike sharing, quello a flusso libero, con le bici lasciate in giro un po’ ovunque, e spesso gettate da vandali nel Tevere. Poi sono arrivati i monopattini elettrici, utilizzati impunemente sui marciapiedi, anche perché le piste ciclabili a Roma sono sempre state notoriamente poca roba, e il fastidio è cresciuto. Poi, quando il Comune ha iniziato a realizzare le piste ciclabili transitorie, subito dopo la fine del lockdown del 2020, apriti Cielo. Eppure, gli ultimi dati del Comune dicono che i circa 17.000 monopattini elettrici in sharing a Roma sono stati utilizzati da circa 176.000 persone in sette mesi, che non sono poche. E che il boom di richieste per il bonus bici ha fatto letteralmente sparire le due ruote dai negozi della Capitale: In un anno, tra 2019 e 2020, le vendite sono aumentate del 200%. Numeri che indicano una crescita evidente dei ciclomobilisti. Nessuno a Roma – la città con la maggiore densità di auto per chilometro quadrato tra le Capitali Ue – dice apertamente di essere contro le bici o la mobilità alternativa, ma in molti se la pigliano con le ciclabili perché sono “fatte male”. Non è esattamente una novità, l’insofferenza degli automobilisti. Ormai diversi anni fa (ma oggi sembrano essersene scordati in molti), si era indirizzata contro gli scooteristi, che sempre più numerosi avevano preso a percorrere le strade della Capitale.
Ma torniamo alle ciclabili, cioè alle infrastrutture che servono a far circolare in sicurezza un numero crescente di persone che si muovono soprattutto sulla bici. Poi la protesta è esplosa con le piste transitorie decise dal Campidoglio dopo il lockdown, per un’estensione complessiva di circa 150 km. Le ciclabili transitorie sono indicate da cartelli e delimitate da una striscia di vernice, non da cordoli, è vero. Ma, come fa osservare Bikediablo, pseudonimo di un ciclomobilista che anima il blog Ciclabili a Roma e monitora giornalmente le nuove bike lane, anche le strisce pedonali o i posti sosta, le corsie d’emergenza e spesso anche le preferenziali, per non parlare della divisione tra i due sensi di marcia, sono delimitate così: il che non significa che non vadano rispettate. Alla contestazione degli automobilisti si è unita quella dei commercianti. A Montesacro per esempio un commerciante si è incatenato per protestare contro la ciclabile su viale Jonio. La paura? Quella solita, di veder ridotto il numero di clienti che arrivano in auto, anche se parcheggiano in doppia fila. Il fenomeno in realtà è abituale. Quando fu istituita la linea 8 del Tram, i commercianti di via Arenula protestarono contro l’opera perché temevano che gli togliesse clienti (e, in quel caso, sicuramente parcheggi). In realtà, diversi studi indicano che le pedonalizzazioni aumentano e non diminuiscono il giro d’affari dei negozi. A Roma sembrerebbe invece che sia impossibile muoversi se non in auto. Ma è vero?
L’idea non piace ai gestori degli stabilimenti balneari (che sono sempre stati contrari a qualsiasi idea di restrizione del traffico) anche se la ciclabile non elimina i posti auto. Ma non piace neanche a chi percorre abitualmente il lungomare, che è una sorta di “autostrada” ostiense, lungo la quale hanno trovato la morte anche alcuni pedoni, nel corso degli anni. Ovviamente nelle giornate festive di sole, e soprattutto nei weekend d’estate, la circolazione delle auto è più rallentata di quanto non fosse già prima, perché le spiagge di Ostia sono prese d’assalto. In parte si potrebbe alleggerire il traffico segnalando percorsi alternativi, e si può anche progettare meglio la bike lane. Ma in tantissime località balneari le piste ciclabili, italiane ed europee, corrono sul lungomare senza nessuno scandalo.
Sui social media hanno circolato foto e video sulle “magagne” delle varie piste transitorie romane. In certi tratti sembrano fatte a zig-zag, in altri si interrompono all’improvviso, in altri ancora salgono sui marciapiedi. Quella del Torrino – una delle prime, se non la prima, a essere realizzata – è stata già in parte rifatta perché i lavori non erano stati sincronizzati con quelli per il rifacimento del manto stradale. Insomma, le strisce sono state cancellate e il Comune ha dovuto rifarle. Di chi è la colpa? Certamente di chi parcheggia in sosta vietata. Ma anche delle autorità che lo consentono da anni. Così come più in generale a Roma la sosta in doppia o tripla fila è di fatto autorizzata, senza controlli continui che la scoraggino (e che almeno all’inizio porterebbero più soldi al Comune).
Poi c’è la vicenda di via La Spezia e via Taranto, a San Giovanni, dove a febbraio il traffico è impazzito per una serie di lavori, che comprendono la realizzazione di un tratto di 400 metri di ciclabile, che hanno ristretto la sede stradale. Il problema non è tanto la ciclabile, quanto il cantiere e la riorganizzazione dei sensi di marcia. Ma bisogna ricordare anche la guerra tra le associazioni ambientaliste, per via di una pista ciclabile in particolare: il tratto del Grab (che è sostenuto da Legambiente) che dovrebbe passare dentro Villa Ada. Il progetto ha provocato la protesta di Wwf, Italia Nostra e comitati locali, secondo cui l’infrastruttura della ciclabile sarebbe incompatibile con la villa storica, considerata un’oasi naturale, e il passaggio delle bici comunque limiterebbe la circolazione di pedoni, runner, bambini e famiglie col passeggino. Di qui, la controproposta di fare passare la pista su via di Ponte Salario, che però andrebbe chiusa al traffico delle auto. https://romareport.it/wp-content/uploads/27945096281_cfef7542cf_k-300x200.jpg 300w, https://romareport.it/wp-content/uploads/27945096281_cfef7542cf_k-768x512.jpg 768w, https://romareport.it/wp-content/uploads/27945096281_cfef7542cf_k-1536x1024.jpg 1536w, https://romareport.it/wp-content/uploads/27945096281_cfef7542cf_k-480x320.jpg 480w, https://romareport.it/wp-content/uploads/27945096281_cfef7542cf_k-750x500.jpg 750w, https://romareport.it/wp-content/uploads/27945096281_cfef7542cf_k.jpg 2048w" sizes="(max-width: 1020px) 100vw, 1020px" style="box-sizing:border-box;border-style:none;max-width:100%;height:auto;vertical-align:middle;margin:0px;padding:0px;width:auto">FOTO DI PETER MCCONNOCHIE DIFFUSA SU FLICKR.COM CON LICENZA CREATIVE COMMONSInfine, c’è la questione delle isole pedonali, che è stata una delle grandi conquiste di Roma negli anni Novanta. A Monti, parte dei residenti – guidati da una consigliera municipale ecologista – si oppone ai progetti di pedonalizzazione e preferisce lasciare circolare le auto nelle strade del quartiere pur di impedire che diventino preda della cosiddetta “movida”, cioè dei clienti di bar, ristoranti e club che restano in strada o nelle piazzette fino a tardi, facendo rumore. https://romareport.it/wp-content/uploads/movida-1-300x113.jpg 300w, https://romareport.it/wp-content/uploads/movida-1-768x288.jpg 768w, https://romareport.it/wp-content/uploads/movida-1-1536x576.jpg 1536w, https://romareport.it/wp-content/uploads/movida-1-480x180.jpg 480w, https://romareport.it/wp-content/uploads/movida-1-1333x500.jpg 1333w, https://romareport.it/wp-content/uploads/movida-1.jpg 2000w" sizes="(max-width: 1020px) 100vw, 1020px" style="box-sizing:border-box;border-width:initial;border-style:none;max-width:100%;height:auto;vertical-align:middle;display:block;margin:5px auto 20px"> Si potrebbe essere portati a pensare che Roma non sia adatta alle bici e alle piste ciclabili. Ma non è un problema di conformazione del territorio romano: si tratta piuttosto di scelte che vengono da lontano, per privilegiare l’auto negli spostamenti per favorire l’industria nazionale, la Fiat, a discapito dei mezzi pubblici (all’epoca, peraltro, la bici era un mezzo da poveri). Al punto che nei lavori di preparazione delle Olimpiadi di Roma 1960 l’intervento più importante per la mobilità fu la costruzione di quella che sarebbe poi diventata la Tangenziale Est.
Negli ultimi decenni, tranne rari momenti, la situazione non è migliorata. Roma ha continuato a espandersi in modo disordinato, e a parte la Cura del Ferro avviata durante la giunta Rutelli, poco altro si è fatto per cercare di collegare la città. La Metro C ha aperto con un ritardo di anni e non sappiamo quando inizierà il secondo tratto. La Metro D è un sogno lontano nel tempo. Altre linee di tram sono allo stato di progettazione iniziale. Idem per la famosa funivia di Casalotti. Ma è anche vero che, come dimostrano gli studi del Comune, la gran parte della mobilità romana avviene su distanze tutto sommato brevi. E che dunque la bicicletta può essere non solo strumento di svago domenicale, ma anche di spostamento abituale, per le necessità quotidiane. Numeri alla mano, come abbiamo visto, l’attuale giunta M5s – che terminerà il mandato probabilmente in autunno – non ha in realtà rivoluzionato la mobilità romana, ha solo realizzato pochi chilometri di bike lane e ha poi tardivamente lanciato un progetto per le ciclabili transitorie (in gran parte ancora non realizzato), motivato dall’emergenza Covid. E fino a pochissimi mesi fa il Campidoglio di Virginia Raggi ha ostacolato il Grab, nonostante il suo potenziale anche turistico (probabilmente anche per ostilità interna tra i gruppi di ciclisti romani, divisi come i separatisti ebraici del film “Brian di Nazareth”). Certo non si può neanche pensare di fare le piste ciclabili solo quando ci saranno più tram e linee di metropolitana: allo stato attuale ci vorrebbero decenni. Deve essere invece una trasformazione che viaggia in contemporanea su più linee. Ma sembra abbastanza chiaro che senza una lotta preventiva a fenomeni storici di inciviltà stradale, proprio come il parcheggio in doppia fila, difficilmente si potrà iniziare a fare qualcosa di serio. |