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Giovedì 29 Aprile 2010 07:16

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Quanta acqua sprechi? Chiudi il rubinetto

Posted: 28 Apr 2010 11:37 AM PDT

chiudi il rubinetto

E’ facile parlare di risparmio idrico, ma probabilmente molti di noi non si rendono conto di essere i primi ad attuare un forte spreco. Per questo motivo Acquafresh, GlaxoSmithKline e l’Assessorato all’Ambiente del Comune di Milano hanno organizzato per questa mattina un progetto di sensibilizzazione al risparmio idrico rivolto a tutti i consumatori.

Cercando di capire come viene utilizzata l’acqua, la multinazionale del dentifricio si è resa conto che c’è una parte, la cosiddetta “acqua virtuale“, che il consumatore utilizza inconsciamente, e cioè quella utilizzata nella lavorazione del prodotto; ma c’è anche quella reale, e cioè il 99% dell’acqua utilizzata in tutta la durata della vita del prodotto, che proviene dall’utilizzo del consumatore stesso.

La maggior parte dello spreco avviene lasciando aperto il rubinetto mentre ci si lava i denti, ma purtroppo questa non è l’unica cattiva abitudine. Per questo Acquafresh ha creato il sito www.chiudilrubinetto.it, in modo da far ragionare sui piccoli gesti quotidiani, su come migliorarli e per come farci rendere conto di quanto risparmiamo o sprechiamo acqua.

La GlaxoSmithKline intanto ha voluto fare la sua parte, riducendo del 2% all’anno l’utilizzo di acqua nei processi di lavorazione dei suoi prodotti. Nel solo 2009 ha risparmiato 480 milioni di litri, portando così il risparmio complessivo dall’avvio del progetto nel 2006 a circa 3 miliardi di litri d’acqua. Ma noi, con piccoli gesti quotidiani, possiamo complessivamente fare molto di più.

Collaudata la scarpa che alimenta le batterie durante una passeggiata

Posted: 28 Apr 2010 02:43 AM PDT

scarpa piezoelettrica

Un’invenzione di cui si parla da tempo è stata finalmente collaudata. Il dr. Ville Kaajakari, assistente professore di ingegneria elettrica alla Louisiana Tech University, ha sviluppato una tecnologia che raccoglie l’energia da un piccolo generatore incorporato nella suola di una scarpa. La tecnologia innovativa di Kaajakari, sviluppata presso l’Istituto Louisiana Tech per Micromanufacturing (IFM), è basata su nuovi circuiti di regolazione della tensione che convertono in modo efficiente una carica piezoelettrica in tensione utilizzabile per caricare batterie o per alimentare direttamente i gadget elettronici.

Di questa tecnologia potrebbero beneficiare, per esempio, gli escursionisti che hanno bisogno di dispositivi di localizzazione di emergenza. Per un uso più generale, si può utilizzare per alimentare dispositivi portatili senza spreco si batterie

ha affermato Kaajakari. La tecnologia è stata resa pubblica da una pubblicazione su MEMS Investor Journal. I MEMS sono minuscoli dispositivi “intelligenti” che combinano i chip per computer con micro-componenti quali i sensori, gli ingranaggi, canali di flusso, specchi e attuatori.

Secondo l’articolo, la raccolta di energia è un modo interessante per alimentare i sensori MEMS e i dispositivi di localizzazione come il GPS. Tuttavia, l’energia delle tecnologie di raccolta spesso non sono in grado di garantire l’intera alimentazione, dato che molte delle applicazioni odierne richiedono livelli di potenza più elevati.

La svolta di Kaajakari utilizza un trasduttore di polimeri a basso costo che ha metallizzato superfici per il contatto elettrico. A differenza dei tradizionali trasduttori di ceramica, il generatore a base di polimeri è morbido e robusto, abbinando le proprietà delle otturazioni di una normale scarpa. Il trasduttore può dunque sostituire il normale ammortizzatore del tallone senza che l’utente si accorga di nulla.

Oltre a far funzionare i sensori e sistemi di navigazione inerziale, l’energia del generatore della scarpa di Kaajakari può essere utilizzata anche per alimentare i transponder e i ricevitori GPS. L’obiettivo ultimo, spiega il ricercatore, è di costruire un impianto che possa essere in grado di alimentare anche sistemi più complessi come i computer portatili e i cellulari. Ma per ora, accontentiamoci di questo.

Fonte: [Sciencedaily]

L’Italia paga già oggi per il nucleare che non ha

Posted: 28 Apr 2010 02:29 AM PDT

Centrale Garigliano

In molti si preoccupano di quanto ci costerà il nucleare, cifre che ancora non sono completamente chiare e che si sa già che lieviteranno con il tempo. Ma in realtà l’Italia sta già pagando per il nucleare che non ha. Ad affermarlo sono i Verdi che, in occasione del ventiquattresimo anniversario di Cernobyl hanno presentato una relazione in cui si indica lo stato del Paese in merito alle scorie tossiche lasciateci in eredità dalle vecchie centrali ormai dismesse.

Secondo i Verdi dunque, l’Italia pagherebbe ogni anno per tenere in sicurezza le scorie ben 500 milioni di euro, per un totale di 12 miliardi solo negli ultimi 20 anni. E non abbiamo ancora delle centrali attive, figuriamoci dunque cosa accadrà quando effettivamente entreranno in azione.

Il costo può apparire eccessivo, ma è obbligato in quanto le scorie sono molto pericolose, potrebbero contaminare il terreno e le acque portando a conseguenze inimmaginabili in caso di fuoriuscita, ed inoltre il problema è che le avremo praticamente per sempre. Stiamo infatti stoccando 90.000 metri cubi di rifiuti tossici e radioattivi, suddivisi in rifiuti di seconda categoria, che rimangono pericolosi per circa 300 anni, e di terza categoria, i quali mantengono la carica radioattiva per addirittura 250.000 anni.

Come se non bastasse, nei progetti del Governo c’è la costruzione della centrale di stoccaggio dei rifiuti (perché il problema non è solo la centrale, ma soprattutto dove mettere gli scarti) nella zona del Garigliano, un’area tra Caserta e Latina dove altro materiale pericoloso era già stato stoccato, ed ha provocato una piccola Cernobyl anche in Italia.

I media “ufficiali” ormai se lo sono dimenticato, o cercano di farlo dimenticare anche alla popolazione, ma in quella zona negli anni ‘70 si sono avuti incidenti a ripetizione che hanno messo in grave pericolo la zona circostante.

Nel dicembre 1976 il fiume Garigliano in piena, entra nel locale sotterraneo raccogliendo oltre un milione di litri d’acqua contaminata. Un incidente analogo si verifica nel novembre del 1979. Poi passa un anno, e nel novembre del 1980 le piogge abbondanti penetrano nella centrale e fuoriescono nel fiume portandosi dietro cesio 137. Due anni dopo un contenitore su rimorchio ferroviario da Roma perde per strada 9.000 litri di acqua con cobalto 58, cobalto 60, e manganese 54

raccontano i Verdi nel loro rapporto, dove documentano anche due esplosioni nei filtri del camino avvenute nel ‘72 e nel ‘76. Questi incidenti hanno contaminato 1.700 km quadrati di mare, ragion per cui Giulia Casella, presidente del circolo Legambiente di Sessa Aurunca afferma, in modo pienamente condivisibile, che

Si tratta di un’ipotesi sciagurata. L’area è inadatta dal punto di vista idrogeologico. E non lo diciamo noi. Lo attesta un documento del Governo del 1985.

E dire che il nucleare all’Italia non serve affatto.

Fonte: [Repubblica]

L’Indonesia punta a quadruplicare l’energia geotermica, facendo impallidire l’Europa

Posted: 28 Apr 2010 12:00 AM PDT

geotermico indonesia

L’Indonesia è una delle aree del mondo con il più basso reddito procapite. Eppure, contrariamente a quanto dicono i sedicenti “esperti” anti-rinnovabili, ha avviato un programma per il recupero e la produzione di energia rinnovabile da far invidia anche ai Paesi più ricchi.

Il Paese asiatico infatti ha deciso di attingere molto del suo potenziale di potenza geotermica per fornire elettricità e riscaldamento alla sua popolazione. Il piano della nazione insulare è di aggiungere un ulteriore 4000 MW (in Italia siamo fermi ancora a circa 1000 MW) di energia geotermica ai suoi attuali 1200 MW, con l’obiettivo di aumentare la percentuale di cittadini con accesso all’elettricità dal 65 al 90% entro il 2014.

Ma questa è solo una parte della storia. Poiché l’articolo originale pubblicato su Physorg dice che questa espansione geotermica fa parte di un progetto di espansione di energia elettrica molto più grande. L’obiettivo è di aggiungere un ulteriore capacità di 10.000 MW entro il 2012, soprattutto attraverso le centrali a carbone alle 10.000 MW da fonti più pulite entro il 2014, a cui si aggiungeranno altri 4 GW di energia geotermica.

L’idea è semplice: più persone con elettricità, più energia proveniente da fonti rinnovabili (circa la metà), ridurre drasticamente le emissioni inquinanti di gas ad effetto serra che rendono l’Indonesia il terzo più grande emettitore al mondo, a cui si aggiunge la distruzione delle sue foreste pluviali per legname, olio di palma e per l’agricoltura. L’aumento dell’energia pulita però potrebbe non compensare abbastanza l’espansione dell’energia sporca.

Tornando all’energia geotermica, l’investimento stimato per portare all’aumento dei prossimi quattro anni ammonta a 12 miliardi dollari (9 miliardi di euro) ed è descritto come “veramente impegnativo” da parte dell’Associazione Geotermica indonesiana Surya Darma.

Parte del problema è logistico. Ci possono volere fino a tre anni solo per costruire un impianto geotermico, e questo dopo che il finanziamento è stato effettuato e l’esplorazione di campo ultimata. Poi c’è il problema che molte delle migliori fonti geotermiche si trovano nelle foreste protette, in modo che il Governo mira a consentire la perforazione di pozzi all’interno di aree protette, insistendo sul fatto che le centrali saranno costruite fuori. Insomma, l’Indonesia ci sta provando, e non si capisce perché non sia seguita dalle altre nazioni sviluppate.

Fonte: [Treehugger]