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Domenica 02 Maggio 2010 12:40

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Troppe auto: l’Italia perde 1.500 ettari di verde all’anno

Posted: 30 Apr 2010 01:48 AM PDT

traffico italia

Aumentano le auto verdi ed il ricorso al trasporto pubblico. Tutte notizie positive che dovrebbero far pensare che la qualità dell’aria in Italia stia migliorando. Purtroppo non è così. L’ultima rilevazione dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), nella sesta edizione del rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano presentata ieri a Roma, fotografa un’Italia con sempre meno verde e sempre più Pm10 (polveri sottili) nell’aria.

La causa di tutto questo, spiega l’Istituto, è

l’urbanizzazione e l’assenza di una corretta pianificazione territoriale. Il suolo cittadino del Bel Paese perde uno spicchio di natura grande 15.000.000 metri quadrati. Si crea così una grave pressione sul territorio e sull’ambiente con la conseguente presenza di fenomeni franosi in aree densamente urbanizzate e elevato rischio per la popolazione.

Le aree più a rischio sono Bari, Firenze, Foggia, Genova, Livorno e Padova, ma la situazione è tragica un po’ in tutta Italia.

Il vero problema sono le auto, visto che nel nostro Paese ce ne sono in media una ogni due abitanti, con picchi nelle città come Roma, dove ce ne sono in media 706 ogni 1000 abitanti, Torino (628/1000) e Palermo (599/1000). Il periodo preso in considerazione, 2007-2008, ha registrato un incremento dello 0,5% delle auto immatricolate, per una impressionante cifra di 7 milioni e mezzo di auto che si andavano ad aggiungere a quelle che già circolavano.

In questo modo, spiegano dall’Ispra, per far spazio al cemento si deturpa l’ambiente e si perdono aree verdi, poi non ci dovremmo lamentare se avvengono frane e altri disastri come quelli visti di recente. Una piccola inversione di tendenza si comincia ad avere grazie alle auto meno inquinanti (euro4) o quelle verdi come quelle elettriche o ibride, a metano o gpl, che hanno avuto un boom di vendite al Nord (specialmente Brescia, Torino e Milano), ma che scarseggiano e sono quasi assenti nel resto d’Italia.

Qualcosa però sta cambiando. Negli ultimi anni c’è la tendenza ad aumentare le piste ciclabili, le aree pedonali e le ztl (zone a traffico limitato), in modo da ridurre l’inquinamento e invogliare la gente a spostarsi a piedi o in bicicletta piuttosto che prendere l’auto per fare due isolati. Conclude la sua rilevazione l’Ispra con un dato importante: nonostante le emissioni di gas serra siano in declino, aumentano quelle delle polveri sottili più pericolose per l’uomo, in special modo Pm10 e Pm2,5 (ancora più piccole e quindi più dannose), in special modo nel Nord Italia, e questo è un sintomo che c’è troppo poco verde per mitigare l’aria che diventa sempre più irrespirabile.

Fonte: [Ansa]

Gli obiettivi ambientali per il 2010 verranno quasi sicuramente disattesi

Posted: 30 Apr 2010 01:29 AM PDT

deforestazione wwf

In questi giorni si parla molto degli accordi di Copenaghen e degli obiettivi ambientali per il 2020. Ma non dimentichiamoci che questo genere di trattative non nasce oggi, ma va avanti da così tanto tempo che già quest’anno si sarebbero dovuti vedere i primi risultati. Forse per una scarsa attenzione all’ambiente, o perché impegnati in altre problematiche, ma pare proprio che, un po’ in tutto il mondo, coloro i quali avrebbero dovuto vigilare affinché questi obiettivi fossero rispettati, hanno fallito nel loro intento. O almeno non completamente.

Nel 2002 infatti un incontro simile a quello che si è tenuto a Copenaghen aveva reso noto al mondo il pericolo di perdita di biodiversità e della deriva ambientale disastrosa che il mondo stava prendendo, e per questo furono decise delle contromisure  per quanto riguarda la tutela degli animali a rischio, delle foreste abbattute, la presenza di specie aliene che minacciano l’habitat originale, l’inquinamento, il riscaldamento climatico e altro ancora. Dopo il salto vedremo com’è andata a finire.

Già il fatto che oggi non se ne parla più dovrebbe far capire che i risultati non sono esaltanti. Un gruppo di 45 scienziati ha raccolto i dati e ha pubblicato la relazione su Science. Una relazione per nulla gratificante. Spiegano i ricercatori che

la probabilità che gli obiettivi fissati per il 2010 siano rispettati è molto bassa.

Dalle loro rilevazioni risulta infatti che l’estensione delle barriere coralline dal 1970 ad oggi è diminuita del 40%, le praterie marine del 20%, le foreste in generale del 3%, tra cui quella ce ha pagato il dazio più alto è la foreste di mangrovie che ha perso il 19%, perlopiù perché “sfrattate” dalle colture di palma da olio.

Ma ci sono anche le note positive, che alimentano da un lato la speranza, e dall’altro la frustrazione perché viene così dimostrato che quando la politica interviene e decide di far qualcosa, i risultati arrivano e sono molto positivi. Così la rabbia cresce perché non si capisce come mai non si comportino in questo modo a fronte di tutte le problematiche. Infatti pare che la deforestazione in Amazzonia si sia più che dimezzata, passando da 2,8 milioni di ettari all’anno ad 1,3; le popolazioni di uccelli marini europei e del Nordamerica sono aumentate del 43% e 33 uccelli, 25 mammiferi e 5 anfibi che erano nella lista delle specie in via d’estinzione sono oggi più numerosi, tanto da essere cancellati dalla Lista Rossa.

In questi casi è bastato istituire qualche area protetta e vietare la caccia a questi animali per salvarli dall’estinzione. Scelte per nulla difficili e soprattutto immediate, che hanno portato ad un risultato concreto. La speranza che qualcosa migliori c’è, basta solo volerlo.

Fonte: [Repubblica]

Lo scioglimento dei ghiacciai artici è peggiore del previsto

Posted: 30 Apr 2010 12:00 AM PDT

scioglimento ghiacciai artici

Lo scioglimento del ghiaccio marino ha avuto una forte accelerazione a causa del riscaldamento nell’Artico, dove le temperature sono aumentate più rapidamente negli ultimi decenni rispetto alla media globale, secondo uno studio pubblicato mercoledì scorso.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, suggerisce inoltre che le attuali previsioni sottovalutano il grado in cui la regione polare potrebbe riscaldarsi ulteriormente in futuro.

Si pensava che la perdita di ghiaccio del mare potrebbe causare un ulteriore riscaldamento. Ora abbiamo la conferma che già avviene

ha detto James Screen, ricercatore presso l’Università di Melbourne e co-autore dello studio. Mentre è già di per sé una conseguenza del cambiamento climatico, la diminuzione della calotta glaciale artica ha contribuito ad un incremento di tale processo, dato che il riscaldamento globale e la perdita di ghiaccio si rafforzano a vicenda su vasta scala.

Il ghiaccio marino agisce come un coperchio galleggiante lucido sulla parte superiore del Mar Glaciale Artico, che riflette la maggior parte della luce solare in entrata nello spazio

spiega il ricercatore. Ma quando il ghiaccio si scioglie, più calore viene assorbito dalle acque, che a loro volta riscaldano l’atmosfera soprastante.

Quello che abbiamo trovato è questo sistema di feedback che ha scaldato l’atmosfera ad una velocità maggiore di quanto sarebbe altrimenti.

Dal 1989 al 2008, le temperature globali sono salite in media di 0,5 gradi Celsius mentre l’Artico si è riscaldato di 2,1° C, l’aumento più rapido di qualsiasi luogo del pianeta. Immaginatevi la situazione quando verrà raggiunto il limite “sperato” di 2 gradi in tutto il mondo. Fino ad ora, gli scienziati hanno determinato un forte disaccordo sulle cause principali di questa discrepanza.

Utilizzando i dati più recenti di osservazione del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio, Screen ed il suo co-autore Ian Simmonds hanno scoperto i dati stagione per stagione durante il periodo di 20 anni analizzati tra l’andamento del riscaldamento della superficie e la riduzione della copertura del ghiaccio marino.

I risultati mostrano che il principale motore della cosiddetta “amplificazione polare”, e cioè il riscaldamento in eccesso rispetto alla media mondiale, è dovuto alla contrazione della copertura di ghiaccio, e non ad un aumento della nuvolosità o modifiche oceaniche, o alla circolazione atmosferica, come altri hanno sostenuto. I modelli utilizzati dalle massima autorità scientifica delle Nazioni Unite, il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), ha gravemente sottovalutato la recente perdita del ghiaccio marino artico, ha precisato Screen.

Alla fine dell’estate boreale del 2007, la calotta artica si ridusse alla dimensione più piccola mai registrata, il 40% al di sotto della media di 7,23 milioni chilometri quadrati, osservata nel periodo 1979-2000, secondo il National Snow and Ice Data Center (NSIDC). Il pacchetto di ghiaccio sciolto nel mare ha poi registrato la seconda dimensione più piccola della storia nel 2008 e la terza nel 2009. Basta infine dare un’occhiata alla foto all’inizio dell’articolo per avere un immagine più esauriente di mille parole.

Fonte: [Economic Times]