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I Ciclisti della Fao: insufficente il Piano del Comune. PDF Stampa E-mail

BICI 2 WORK DAY»

Pedalare in città, non solo per ecologia
ma lo straniero boccia le ciclabili romane

Giovedì 13, invito ai romani: tutti al lavoro in bici.
I ciclisti della Fao: insufficiente il Piano del Comune

 

In bici con il caschetto (Foto Jpeg)
In bici con il caschetto (Foto Jpeg)
ROMA - «Al lavoro in bicicletta». In 13 maggio si celebra in molte città di Canada e Usa il «Bike 2 Work Day». Quest'anno anche Roma aderisce per iniziativa di una decina di associazioni di cicloamatori. Invece di ricorrere all’automobile, e sorbirsi il consueto traffico romano, le associazioni dei ciclisti invitano i cittadini ad utilizzare le due ruote ecologiche per raggiungere il posto di lavoro, portare i bimbi a scuola, fare la spesa e quant’altro.
Chi può, ovviamente. Almeno 8 mila romani, per cominciare, aderiranno all'invito. Nel rispetto delle regole della strada: casco di protezione, giubbetto fluorescente e attenzione a semafori, strade a senso unico, grandi arterie di scorrimento; come avviene a San Francisco, dove alla giornata della bici aderiscono da tre lustri oltre 30 mila abitanti. Regole fondamentali a Roma, dove rimane grave il problema della sicurezza per chi pedala. E ad oltre sei mesi dalla morte della giovane ciclista Eva Bohdalova - travolta da un'auto su via dei Fori Imperiali -, ancora non è stato imposto il richiesto limite dei 30 km/ora per i veicoli a motore sulle strade più a rischio.

Il flash mob dei ciclisti tenuto a marzo in Campidoglio (Proto)
Il flash mob dei ciclisti tenuto a marzo in Campidoglio (Proto)
APPELLO SUI BLOG - Appello ambizioso, quello dei cicloamatori. Che sui blog delle associazioni, hanno anche stabilito alcuni percorsi cardine su cui distribuire i partecipanti al primo «Bike 2 Work Day» capitolino: dalla Tiburtina a Prati, dalla Tuscolana al centro storico. L’obiettivo è dimostrare che l’uso della bici, anche nella Capitale, è possibile. Anzi, auspicabile. Anche dal punto di vista economico (oltre che per gli innegabili vantaggi in tema di rispetto dell’ambiente).
Per chi si affaccia al mondo delle due ruote ecologiche, le associazioni presentano alcuni dati interessanti, che dimostrano come i costi della mobilità in bicicletta siano nettamente inferiori a quelli di qualsiasi altro mezzo di locomozione.

In bici sul Tevere: percorsi non sempre sicuri, ma facilmente migliorabili
In bici sul Tevere: percorsi non sempre sicuri, ma facilmente migliorabili
COSTI E BENEFICI – Nel sottolineare che «il ciclista non costa alla collettività», le associazioni di cicloamatori hanno fatto due conti. Un ciclista che, in un anno, effettua almeno 160 percorsi casa-lavoro-scuola-shopping, tra risparmio per cure sanitarie, lotta all’inquinamento, traffico, guadagno/produttività, fa risparmiare alla collettività circa 710 euro.
A coloro che obiettano ricordabndo i costi delle infrastrutture, rispionde chi studia il fenomeno «citybike» sotto il profilo statistico. Un gruppo di studio inglese rileva: «Se i ciclisti producono un risparmio, investendo denaro pubblico, quanti ciclisti aggiuntivi servono per recuperare i fondi utilizzati per la mobilità sostenibile?».
La risposta è interessante: per un investimento di 10 mila euro, la somma impegnata verrà restituita in 5 anni da 4 nuovi ciclisti; se se ne spendono 100 mila da 37; investendo 1 milione di euro, basteranno le economie di 350 nuovi ciclisti (che utilizzino la bici per almeno 3 volte a settimana per raggiungere casa-lavoro-shopping) a ripagare l'ente pubblico che ha stanziato i fondi. Ovviamente, se il numero dei ciclisti aumenta di anno in anno, i risultati migliorano. Ecco perchè, sottolineano le associazioni, «il Bike 2 Work Day dovrebbe diventare una pratica di tutti i giorni».

Una parte del gruppo ciclisti della Fao
Una parte del gruppo ciclisti della Fao
DALLA FAO UN NO AL CAMPIDOGLIO – Nell'attesa che i piani per la mobilità sostenibile migliorino la difficile situazione dei ciclisti a Roma, chi pedala nella Capitale si arrangia come può: tra impegni quotidiani e appuntamenti sociali per tentare di influenzare i nuovi progetti. Dopo mesi di trattative con l'assessorato capitolino all'Ambiente, l'insoddisfazione tra molte associazioni è palpabile.
E c'è chi non tace per convenienza: sul sito di «CyCom», l’associazione dei ciclisti della Fao (circa 250 persone provenienti dai più disparati Paesi), è stato pubblicato – il 10 maggio – un duro j’accuse verso il nuovo Piano Quadro della Ciclabilità presentato domenica 9 maggio dal Campidoglio.

MANCANO SCELTE CORAGGIOSE - «Mancanza di obiettivi, di programmazione e modalità di finanziamento rischiano di far perdere a Roma l’ultimo treno per l’Europa in fatto di mobilità sostenibile – è il messaggio lanciato dalla comunità di CyCom – Il Piano Quadro della Ciclabilità di Roma rappresenta sicuramente qualcosa, un punto di riferimento».
Gli stranieri residenti a Roma insistono poi: «Quello che oggettivamente si evince è che, non solo non si fanno scelte coraggiose e chiare per investire da subito ed in maniera concreta su scelte di mobilità ciclabile e sostenibile, ma si ha la pretenziosità di "ipotizzare" per i prossimi 6 anni ed oltre (fino al 2020) scenari tanto modesti quanto imbarazzanti».

Un parcheggio per biciclette a Parigi
Un parcheggio per biciclette a Parigi
A PARIGI LIMITE DEI 30 KM/H - Il paragone con le altre capitali europee è impietoso: «In pochi anni Parigi ha sviluppato una rete di oltre 500 chilometri di piste ciclabili, di cui 220 nell’area centrale, e ha avviato un piano di utilizzo delle corsie riservate per gli autobus che sono destinate anche alle biciclette, dopo essere state allargate a 4 metri e mezzo e protette dall’invasione delle auto (53 chilometri)».
Quanto al capitolo sicurezza: «Le strade interne ai quartieri residenziali parigini – continuano dalla community – sono poi rese sicure per le biciclette con provvedimenti di moderazione del traffico che costringono le auto a non superare i 30 chilometri orari».

Corsia preferenziale per le bici a Londra
Corsia preferenziale per le bici a Londra
GLI ESEMPI DI BERLINO E LONDRA - Dalla Francia alla Germania: «A Berlino il 10% degli spostamenti in città avviene su due ruote e i chilometri della rete stradale dove le bici possono muoversi in sicurezza sono 900. A questi vanno aggiunti 225 chilometri di strade dove il limite di velocità è di 20 chilometri orari. Ci sono 12 itinerari che attraversano la città e 8 tangenziali, così da consentire il massimo degli spostamenti sicuri».
Il piano della capitale tedesca «Ã¨ stato varato nel 1995 e in soli 8 anni è stato pressoché totalmente realizzato». A Londra, poi, «i percorsi consigliati per le bici sommano 1500 chilometri di rete stradale. Di questi 350 sono piste ciclabili, mentre oltre 200 sono corsie miste per gli autobus e le bici». Ma se anche Roma seguisse questi esempi virtuosi, non basterebbe. Dalle associazioni romane giunge un rinnovato appello: «Per la sicurezza dei ciclisti urbani è necessario iniziare a far rispettare il codice della strada ad automobilisti e centauri».

Simona De Santis