Riceviamo questa denuncia alle autorità e alla stampa
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Riceviamo questa minaccia che ritengo deleteria, perchè alle nostre amministrazioni non le pare vero di fare una ordinanza che vieti ai ciclisti di andare da qualsiasi parte per motivi di sicurezza; ricordate dove ci sono i binari del tram nella via che da viale trastevere si arriva a ponte Suplicio. Togliersi le responsabilità e le potenziali denunce di risarcimenti dei cittadini romani, è la cosa migliore che riescono a fare; se vogliamo rinunciare ad usare la banchine del Tevere con la bici, allora va bene, ma se solleviamo possibili incidenti ai ciclisti, vieteranno alle bici di andare sulla banchina per motivi di sicurezza. Maurizio Santoni
Spett.le Prefettura di Roma, Spett.le Protezione Civile Roma, Spett.le Comune di Roma, Spett.le ARDIS, Spett.li Associazioni, Spett.li Redazioni,
il sottoscritto è un rappresentante del CYCOM, un'associazione che conta più di 150 iscritti ed è particolarmente attiva nel promuovere a Roma l'utilizzo della bicicletta come forma di mobilità sostenibile. Siamo anche parte del Coordinamento Roma Ciclabile ed abbiamo recentemente ricevuto una menzione speciale nell'ambito del concorso nazionale indetto da Euromobility per il nostro contributo volontaristico nella promozione della mobilità ciclabile per gli spostamenti casa-lavoro.
A seguito della piena dello scorso Dicembre 2008 la situazione delle banchine del fiume, già in stato di semi abbandono, versano nel degrado più vergognoso, indegno di una città che si ritiene 'civile'. Una situazione così grave che in qualunque altra capitale europea sarebbe stata affrontata in pochi giorni nell'urgenza più assoluta ma che per qualche motivo a Roma si lascia per oltre 3 (tre!) mesi sotto gli occhi di tutti, delle migliaia di romani che frequentano e vivono il Tevere ogni giorno per fare sport, muoversi in bicicletta al riparo del traffico e dei pericoli o semplicemente passeggiare, ma anche delle centinaia di migliaia di turisti che in tre mesi hanno immortalato e riportato nei loro paesi immagini e ricordi di una città del terzo mondo.
Forse non tutti sanno che qui corre la dorsale ciclabile della capitale, una pista ciclabile con tanto di segnaletica che fa bella mostra sul sito dell'Assessorato all'Ambiente e che romani e turisti utilizzano quotidianamente. Ebbene questa pista ciclabile è oggi inesistente, sostituita da resti di barche, fango, enormi travi di metallo divelte che rischiano di abbattersi sul primo malcapitato, ferri arruginiti, voragini in piena carreggiata ciclabile, cavi d'acciaio ad altezza d'uomo, massi di pietra precipitati e che rischiano di precipitare da un momento all'altro dai muraglioni, rami degli alberi del lungotevere non potati che sovrastano la pista, vetri, siringhe, escrementi, immondizie , bivacchi di disperati, ... Degrado e abbandono nel pieno centro di Roma, attorno all'Isola Tiberina, a Castel S.Angelo, al Circo Massimo. Alberi addobbati come alberi di natale da buste di plastica e rifiuti vari che coprono la visuale a chi passeggia.
Degrado e non solo: pericoli seri e documentati per l'incolumità delle persone. Pericoli che già hanno provocato feriti tra i ciclisti che frequentano quella che per il Comune di Roma è una pista ciclabile, tra coloro che pensano di poter muoversi in sicurezza ma che si trovano ad affrontare un percorso di sopravvivenza. Tra i turisti che si avventurano giù per le scalinate dei ponti tra le voragini dei sampietrini.
Con la presente, visto quanto sopra esposto e corredato dalla allegata documentazione fotografica, chiediamo formalmente a questa prefettura ed amministrazione comunale, nonchè a tutti (forse troppi...) gli Enti responsabili, di intervenire con la massima urgenza perchè si emetta una formale ordinaza pubblica di inagibilità delle sponde del Tevere a Roma, in particolare nel tratto compreso tra Ponte S.Angelo e Ponte Marconi (su entrambe le sponde), in quanto si rammenta alle istituzioni destinararie della presente che è loro diretta responsabilità la tutela della sicurezza e dell'incolumità dei cittadini.
Si coglie altresì l'occasione per difondere quanto sopra alle associazioni e redazioni dei giornali destinatari, affinché diano visibilità ad uno degli scandali più gravi che la città ha vissuto negli ultumi anni.
Si sottolinea infine come gli interventi che sarebbero auspicabili non possano in questa situazione limitarsi ad una serie di ordinari 'rattoppi' ma debbano prevedere tra l'altro:
- un completo rifacimento della superficie delle banchine troppo compromessa, magari utilizzando materiali che non lascino riaprire voragini il prossimo inverno, - una potatura degli alberi ormai ridotti a discariche, soffocati dai rifiuti ed utilizzati dai turisti per scattare ricordi 'originali' di Roma, - una messa in sicurezza e bonifica generale di entrambe le sponde per restituirle alla fruibilità dei cittadini
L'associazione CYCOM si riserva il diritto di costituirsi parte civile nel caso in cui la situazione sopra esposta non venga affrontata con la massima urgenza e sia ancora causa d'ora in avanti di incidenti tra i ciclisti che frequentano la pista ciclabile, ritenendosi direttamente danneggiata nel suo impegno quotidiano per la diffusione della bicicletta come mezzo di trasporto sostenibile, nonchè dall'immagine vergognosa e incivile della città come associazione di cittadini qui residenti.
Cordialmente, Francesco Calderini CYCOM |
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