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ROMA/BOLOGNA rapporti sulle ciclabili Pedoni/Ciclisti. PDF Stampa E-mail

 

Ti ringrazio molto, Alberto.
Sulle strade romane tre morti a settimana» titola La Repubblica di ieri l’articolo di Federica Angeli; ed aggiunge, nel sottotitolo, "Non è una città per anziani e bambini" minimizzando, senza volerlo, la immensa tragedia inumana e barbara prodotta dalla incivile ed illegale mobilità a Roma che colpisce la categoria dei pedoni e delle due ruote. (Tralasciamo l’identica rappresentazione sul tema dell’inquinamento dell’aria e da rumore.)
L’Associazione Diritti dei Pedoni – ADP, da oltre 20 anni (atto di nascita: 17 gennaio 1990), chiede la efficacia di quei Diritti sanciti nella Costituzione, nella Dichiarazione Universale dei diritti della persona umana, nella Carta europea dei Diritti dei pedoni, nel Codice della Strada, nel Regolamento Comunale. (Per quanto riguarda i “Doveri dei Pedoni”, l’ADP chiede insistentemente che essi occupino la pagina n. 1 del Codice della Strada trasferendoli dall’attuale art. 190: inutilmente.)
Dobbiamo ricordare alcuni di quei Diritti della persona-pedone viva? Diritto al rispetto della dignità della persona; diritto alla vita, salute e aria pulita; diritto alla mobilità naturale ed a un servizio pubblico non inquinante, capillare ed attrezzato; diritto alla uguaglianza; pari diritti sull’uso della strada, bene comune inalienabile; Libertà dalla paura; altri.
Dobbiamo ricordare alcuni di quei Diritti della persona-pedone vittima della strada? Il Diritto al rispetto dell’art. 3 della Costituzione da parte delle Istituzioni, dei media, della scuola, altri. Stroncare l’attuale stridente differenzazione dei morti secondo i vestiti, secondo i luoghi, secondo i censi, secondo le razze e le religioni; altri.
Ogni qualvolta cerco "voce" ai media, mi chiedo: "Questi squarci di informazioni sulla tragedia della mobilità romana fanno bene o aggravano la drammatica situazione sopra rappresentata?". Stessa domanda sulle giornate senza auto. Quale può essere l'effetto dell'episodio pubblicizzato su un gioco al massacro che si vive a Roma, non sul Valore della vita, ma sulla essenza stessa della vita? Dopo la rimozione della vittima e dei veicoli coinvolti nell'incidente, cioè dopo pochissimi minuti, su quel suolo insanguinato facciamo riprendere a scorrere la nostra frenetica vita. Opzione zero sulla umanità, sul dolore dei sopravvissuti, sulla cultura della educazione alla “convivenza civile; massimo impulso alla cultura della violenza, della illegalità diffusa e permessa, all’individualismo e all’avarizia.
Gli scopi dell’ADP si fondano sulla prevenzione nella legalità.
In questo ambito nasce la decisa opposizione radicale alle “piste promiscue”: senza “se” e senza “ma”.
Sulle "piste promiscue" l'INEVITABILE NUOVO CONFLITTO si verificherà tra pedone-vittima e ciclista-"pirata". Gli speculatori(-sciacalli), quando vorranno, faranno esplodere i loro fuochi artificiali contro questa nuova pirateria e piazzeranno sul mercato la loro mercanzia contrabbandandola come necessaria "per soccorrere la vittima-pedone". Così verrà stabilizzato il fenomeno, incrementato e reso tale da renderlo ineliminabile.
Così come è oggi ineliminabile (stroncabile) la incidentalità stradale perchè il suo fatturato annuo (quantificato come costo sociale presento) è di 35 miliardi di euro, pari a 2 punti di PIL. Altro che affondamento insieme di Grecia, Spagna e Portogallo.
Il pedone vuole, per 24 ore al giorno, per 365 giorni all’anno, per ogni minuto di tutta la sua esistenza il rispetto della pari dignità della persona, vuole i pari diritti alla libertà alla mobilità, vuole i pari diritti alla libertà dalla paura, vuole i pari diritti a vivere in una società civile, umana, solidale, vuole i pari diritti sui beni comune. E’ indice di rispetto, di solidarietà, di “convivenza civile” il marciapiede libero; la "promiscuità" sul marciapiede del pedone con altri soggetti (bici, moto, auto, tavolini, bancarelle, pubblicità, pali piantati stranamente, ecc.), è, per il pedone, indice di consolidamento della ghettizzazione, della espropriazione dei suoi naturali diritti, della violenza e della sopraffazione dell’artificiale sul naturale.
Cordialmente.
 
 
 
Vito De Russis
3393484370

[corrispondenza intercorsa, via e-mail, tra:  De Russis - ADP (Roma) e
Pietro (Bologna)]

Caro Pietro,
Tu speri "che la pista ciclopedonale a Roma della foto sia solo
 un'eccezione, non la regola.", così come io spero che sia una eccezione la
 situazione di via Broccaindosso a Bologna; così come spero che sotto tutti
i
 portici di Bologna si continui a camminare, tutti, senza paura e con il
 dovuto rispetto riconosciuto alla dignità della persona, alla libertà di
 mobilità, alla libertà dalla paura. Parole dal grande significato. Eppure,
 ci manca il significato principale, più solenne: il rispetto al Valore
della
 vita. Che, in questo nostro Paese, che si dichiara civile ed anche
religioso
 (art. 7 della Costituzione; l'8x1000; la "voce" della Chiesa sui temi
laici;
 ecc.), ha raggiunti livelli di barbaria primordiale. Il solo pensare ad una
 pista promiscua sui marciapiedi mi mette i brividi: non riesco a
 dimensionare la stratosferica distanza che mi pone da questa società nella
 quale sono costretto a vivere. La quale (società) realizza quelle malvagie
 idee. Quella società ne amplia la realizzazione attraverso un Piano Quadro.
 Non basterebbe l'atomica; ed , invece,........ come a Bologna: non basta
 sbattere in faccia "il pensiero di Bruxelles" e, quindi, servirebbe .....
 l'atomica, anche a Bologna.
Per quanto riguarda i paletti, secondo me, sono il tangibile riconoscimento
 al consolidamento del potere dei cavalli meccanici e al loro impero; ma,
 ancor più, alla vittoria di una "convivenza incivile" perchè esercitata
 riconoscendo la stridente disuguaglianza sull'uso del suolo pubblico, cioè
 di quel suolo sul quale tutti hanno pari dignità e pari diritti/doveri. E,
 quando ti sbattono in faccia  a te, soggetto debole, il temine "mobilità
 sostenibile", ti senti trattato come i prigionieri di Guantanamo: ti
 riconoscono umano trattandoti in modo disumano.
Caro Pietro,
non sto usando le iperbole, credimi, sto ogni giorno (quasi) sdraiato per
 terra in attesa del mio simile "armato" o potenziato dai cavalli meccanici
 che mi tolgano la vita e, cosa vedo? vedo che, pedalando, arriva un mio
 simile e mi può fare del male; lui, che si sta muovendo con un mezzo che è
 stato parte importante della mia vita. Un mezzo ritenuto, universalmente,
il
 risolutore naturale delle sorti ecologiche e vitali delle città che stanno
 al collasso ecologico.
Stiamo nella Babilonia e fingiamo di vivere dialogando. Usiamo le stesse
 parole sapendo che hanno un significato totalmente opposto. Rafforziamo
 questa situazione ipocrita usando termini stranieri. Vedi Bike sharing. A
 Parigi significa 22.250 bici che, dal luglio 2007, sono a disposizione dei
 cittadini (residenti e turisti) per raggiungere l'obiettivo del 40% della
 mobilità "dolce" (assenza, come in qualsiasi altro Paese, del pagamento per
 la prima mezzora di uso). A Roma significa: assenza di obiettivo e
 possibilità di incassare qualche euro con il noleggio "privilegiato" di 130
 (o 150, non ha importanza) biciclette dell'ATAC. La nostra pazzia sta nel
 riscontrare "anomala" la resistenza delle istituzioni a sostenere questo
 loro modo "singolare" di bike sharing; cioè noi continuiamo ad usare, a
 Roma, il termine bike sharing per indicare quello che ti ho rappresentato.
Caro Pietro,
come vedi, la lotta continua (a 360°; anche se, talvolta, ti viene l'attimo
 di presa di coscienza della tua impotenza) perchè fondante sulle 2D con le
 quali sono cresciuto sotto al fascismo (e proseguo nella mia normale
 esistenza): DIGNITA' e DIRITTI. (In verità, tra quell'oscuro periodo e
 quello attuale la differenza ci sta, Infatti, fino al 1943, le "nostre" 2D
 avevano un doppio significato: 1) in famiglia, significavano Dignità e
 Diritti; 2) fuori casa, in pubblico, significavano Diritti e Doveri. Dal 26
 luglio del 1943 hanno quell'unico significato di cui sopra: DIGNITA' e
 DIRITTI.)
Un abbraccio.
Vito De Russis


  ----- Original Message -----
 Sent: Friday, June 04, 2010 12:46 PM
 Subject: Re: regole + obiettivi x convivenza civile

 Avete preparato un volantino molto efficace. Spero che la pista
 ciclopedonale a Roma della foto sia solo un'eccezione, non la regola. C'è
 anche a Bologna molta resistenza a togliere spazio della strada alle auto,
 ma in qualche caso, dove non esiste altra possibilità si fanno tratti di
 pista protetta da paletti. Ho sempre criticato le piste sui marciapiedi,
 ma quando tengono distinti gli spazi, come a Terni, allora è sempre meglio
 che niente. Ho lavorato per cinque anni alla progettazione e realizzazione
 di una importante pista di 5 Km (Intermedia-Est) nel mio quartiere, che si
 sviluppa in gran parte sui marciapiedi. Però questi sono stati allargati
 in modo da poter tenere distinti gli spazi per i pedoni e i ciclisti. Le
 soluzioni tecniche adottate, quando non si può far altro che occupare la
 strada sono state complesse, ad esempio portare la strada a senso unico
 e/o spostare il parcheggio più al centro della strada, per far posto alla
 pista. Oppure se non c'è il parcheggio, installare paletti di protezione.
 Ci sono sempre quelli che protestano, da una parte e dall'altra, quando si
 mette in pratica l'obiettivo delle piste. Noi dobbiamo apprezzare lo
 sforzo di una amministrazione, anche quella di Roma, quando affronta il
 problema della viabilità ciclabile, ma anche proporre soluzioni e vedere
 fino a che punto è disposta a strappare spazi agli automobilisti. Bisogna
 ricercare le mediazioni, cercando di ottenere quelle più favorevoli.
Buon lavoro.
Pietro Tagliati

 Vito De Russis Scrive:
SICUREZZA STRADALE.  GESTIONE DELLA MOBILITA'.
PROTEZIONE AMBIENTE.  RISPARMIO ENERGETICO
Piste  ciclabili  nelle  città Piano quadro di Roma (www.assopedoni.it)
 prescinde dalla realtà : pochi soldi e molti incidenti stradali  (primato
 di morti e feriti) ; poco TPL (18,2%) contro (56%) molto mezzo privato ;
 massimo inquinamento.