Milano, effetto Copenaghen nel weekend: boom di biciclette in città Milano come il Nord Europa. Nien Stampa
Martedì 19 Maggio 2020 07:04
 
 

Milano, effetto Copenaghen nel weekend: boom di biciclette in città

Milano come il Nord Europa. Niente invasione di auto nella Fase 2: le due ruote affollano le vie e nel weekend sono il 54% dei veicoli

 
 
Milano, effetto Copenaghen nel weekend: boom di biciclette in città//images2-milano.corriereobjects.it/methode_image/2020/05/18/Milano/Foto%20Milano%20-%20Trattate/ Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ?v=20200518083153" data-was-processed="true" data-original="//images2-milano.corriereobjects.it/methode_image/2020/05/18/Milano/Foto%20Milano%20-%20Trattate/ Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ?v=20200518083153">
https://images2.corriereobjects.it/includes2013/LIBS/css/assets/shadows-s9aab040218.png?v=202002191941&background-position-x:-1120px;background-position-y:0px;backgrund-repeat:no-repeat;bordifont-variant:inherition:absolute;right:0px;text-indent:-99999px;vertical-align:baseline;width:10px">shadow
 

Intanto c’è una buona, probabilmente ottima, notizia. Che ne nasconde (ma neanche troppo), un’altra di ordine pratico. Per capire di che tipo di rivoluzione stiamo parlando bisogna fare un salto indietro a domenica 3 maggio, notte prima dell’esame della Fase 2. Tutti a immaginare scenari di invasione ai mezzi pubblici e code di macchine da grande esodo. Invece no: i milanesi decidono (per molti a sorpresa) di uscire dal lockdown sui pedali. E lo fanno con numeri da «Giro d’Italia», per tutte le due settimane. Altra vigilia, ieri. Quella della cosiddetta Fase 2 e mezzo. Con riaperture diffuse per quanto delicate da un punto di vista logistico. Milano resta fedele alle due ruote e fa impressione guardarla dall’alto come dal basso della strada. Code di biciclette pure ai semafori. Certe scene si vedevano solo in certe utopie del nord Europa. Il famoso «effetto Copenaghen». Quello per cui un po’ alla volta nelle preferenziali ci hanno confinato le macchine, per lasciare tutto il resto alle bici.

La notizia meno buona è forse il fatto che in tanti, anche le gambe più arrugginite, si sono rimesse a pedalare. Sulle carreggiate, sui marciapiedi. In scia ai rider con il passo dei velocisti. Veri e propri assembramenti, gli unici concessi. E per rimanere in tema di code, si possono considerare anche quelle fuori dai negozi e dalle officine di ciclisti. C’è chi gonfia le gomme o aggiusta i freni, chi compra bici pagandole a peso d’oro, «tanto poi arriva il bonus del Governo». Da oggi tra l’altro si riaccendono le telecamere delle preferenziali, che torneranno all’antico ruolo di multare le auto fuori posto, lasciando ulteriore spazio al popolo delle due ruote.

 

 

 

La mobilità cambia, grazie anche agli sforzi del Comune che sta cercando di incerottare una trentina di nuovi chilometri di piste ciclabili a quelle che già esistevano. E che secondo i fedelissimi della bicicletta erano poche per le ambizioni green di una grande metropoli. Settimana scorsa è stato inaugurato il tratto di corso Venezia e inizio Buenos Aires. Su 100 veicoli che sono transitati nei giorni feriali tra le 6 e le 22, in corso Venezia angolo Palestro, 50 erano auto, 32 bici, 18 moto. In un minuto sono passate mediamente 7 auto, 5 bici, 3 moto. In direzione periferia le bici equivalgono quasi alle auto: su 100 sono 43 a 39. Per non dire delle percentuale del weekend, in cui le due ruote sono maggioranza assoluta del governo della strada (il 54%). «Stiamo cercando un nuovo equilibrio di utilizzo delle strade, insieme auto, moto, bici, monopattini e pedoni, uno spazio sicuro per tutti», dice Marco Granelli, assessore alla Mobilità, che si ritrova in mano quell’eccezione che potrebbe farsi regola. Il classico lato buono che anche nelle tragedie si trova sempre. «Anche così aiuteremo questa città a uscire dalla pressione del Covid e a combattere la crisi economica, con più spazio sui marciapiedi per le attività commerciali e i pedoni». Certo, poi bisognerà chiedere clemenza ai ciclisti e alla loro fame d’aria.

 
 
 

Intanto c’è una buona, probabilmente ottima, notizia. Che ne nasconde (ma neanche troppo), un’altra di ordine pratico. Per capire di che tipo di rivoluzione stiamo parlando bisogna fare un salto indietro a domenica 3 maggio, notte prima dell’esame della Fase 2. Tutti a immaginare scenari di invasione ai mezzi pubblici e code di macchine da grande esodo. Invece no: i milanesi decidono (per molti a sorpresa) di uscire dal lockdown sui pedali. E lo fanno con numeri da «Giro d’Italia», per tutte le due settimane. Altra vigilia, ieri. Quella della cosiddetta Fase 2 e mezzo. Con riaperture diffuse per quanto delicate da un punto di vista logistico. Milano resta fedele alle due ruote e fa impressione guardarla dall’alto come dal basso della strada. Code di biciclette pure ai semafori. Certe scene si vedevano solo in certe utopie del nord Europa. Il famoso «effetto Copenaghen». Quello per cui un po’ alla volta nelle preferenziali ci hanno confinato le macchine, per lasciare tutto il resto alle bici.

La notizia meno buona è forse il fatto che in tanti, anche le gambe più arrugginite, si sono rimesse a pedalare. Sulle carreggiate, sui marciapiedi. In scia ai rider con il passo dei velocisti. Veri e propri assembramenti, gli unici concessi. E per rimanere in tema di code, si possono considerare anche quelle fuori dai negozi e dalle officine di ciclisti. C’è chi gonfia le gomme o aggiusta i freni, chi compra bici pagandole a peso d’oro, «tanto poi arriva il bonus del Governo». Da oggi tra l’altro si riaccendono le telecamere delle preferenziali, che torneranno all’antico ruolo di multare le auto fuori posto, lasciando ulteriore spazio al popolo delle due ruote.

 

 

 

La mobilità cambia, grazie anche agli sforzi del Comune che sta cercando di incerottare una trentina di nuovi chilometri di piste ciclabili a quelle che già esistevano. E che secondo i fedelissimi della bicicletta erano poche per le ambizioni green di una grande metropoli. Settimana scorsa è stato inaugurato il tratto di corso Venezia e inizio Buenos Aires. Su 100 veicoli che sono transitati nei giorni feriali tra le 6 e le 22, in corso Venezia angolo Palestro, 50 erano auto, 32 bici, 18 moto. In un minuto sono passate mediamente 7 auto, 5 bici, 3 moto. In direzione periferia le bici equivalgono quasi alle auto: su 100 sono 43 a 39. Per non dire delle percentuale del weekend, in cui le due ruote sono maggioranza assoluta del governo della strada (il 54%). «Stiamo cercando un nuovo equilibrio di utilizzo delle strade, insieme auto, moto, bici, monopattini e pedoni, uno spazio sicuro per tutti», dice Marco Granelli, assessore alla Mobilità, che si ritrova in mano quell’eccezione che potrebbe farsi regola. Il classico lato buono che anche nelle tragedie si trova sempre. «Anche così aiuteremo questa città a uscire dalla pressione del Covid e a combattere la crisi economica, con più spazio sui marciapiedi per le attività commerciali e i pedoni». Certo, poi bisognerà chiedere clemenza ai ciclisti e alla loro fame d’aria.