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Più lente e più vivibili: in città la rivoluzione è verdedi Ettore LiviniLimiti di velocità a 30 km all'ora, marciapiedi allargati, una overdose di piste ciclabili. Ecco la Slow City: cosa sta accadendo, e cosa accadrà, in Italia e nelle città europee 09 OTTOBRE 2020 3° MINUTI DI LETTURA
Le metropoli di tutto il mondo tirano il freno per gestire il dopo-Covid, ridisegnando abitudini, spazi urbani e traffico con un obiettivo chiaro: diventare più lente, più sicure e (si spera) più vivibili. La rivoluzione "verde" delle slow cities - un cocktail a base di limiti di velocità ridotti a 30 km. all'ora, strade "condivise" e un'overdose di piste ciclabili - è iniziata già da qualche anno.
Slow City, l'Aci: "Sì, ma servono regole anche per bici e monopattini"di Valerio Berruti09 Ottobre 2020"La pandemia però, complice l'obbligo di distanziamento sociale, ha dato un colpo d'acceleratore a questa metamorfosi", conferma Luca Studer docente di circolazione e sicurezza stradale al Politecnico di Milano. C'è chi ha allargato i marciapiedi, chi ha disegnato nottetempo decine di chilometri di corsie preferenziali per le due ruote, chi ha sfrattato i parcheggi delle auto per regalare dehors ai ristoranti in crisi. Provvedimenti d'emergenza da cui - come capiterà per lo smart-working - sarà difficile tornare indietro. E che trasformeranno per sempre i centri urbani e il modo in cui li viviamo. Slow City, "Il modello di Torino è quello svizzero"di Leonardo Di Paco09 Ottobre 2020I viali di Torino ridisegnatiL'aperitivo di questa trasformazione è sotto gli occhi di tutti anche in Italia. Durante il lockdown Torino ha ridisegnato i suoi controviali (a regime saranno 27) "a misura" di biciclette con un limite di 20 km/h. Milano - malgrado le proteste di taxisti e della lobby delle quattroruote - ha creato dal nulla 35 km. di ciclabili, pedonalizzato 6.500 mq. e si sta preparando - grazie alle modifiche previste dal nuovo codice della strada - a trasformare molti controviali in "strade urbane ciclabili" con limite a 30 km/h e precedenza ai ciclisti. Roma guida la classifica europea delle corsie per bici pianificate (ma ancora da realizzare) con 150 km. di progetti, seguita da Bologna con 94. Slow City, "A Napoli la vera sfida è in periferia"di Tiziana Cozzi09 Ottobre 2020Un fenomeno globaleIl boom delle "Città lente" nei mesi della pandemia è un fenomeno globale dove le esigenze sanitarie coincidono con la convenienza economica. "In città serve più spazio per le persone e e non solo per questioni di distanziamento - spiega Anna Bornioli che lavora all'Erasmus center for Urban, port and trasport economics dell'università di Rotterdam - perché una popolazione più attiva e sana, alla resa dei conti, pesa meno sul servizio sanitario nazionale". Non solo. Ridurre la velocità della auto vuol dire anche ridurre frequenza e gravità degli incidenti: secondo uno studio del World resources institute, un pedone investito da un'auto a 50 all'ora ha il 20% delle possibilità di sopravvivere, a 30 all'ora del 90%. Le "Zone 30" in Svizzera hanno tagliato del 15% gli incidenti, a Londra sono scesi del 41,8%, a Toronto del 55%. Dati che hanno convinto molti sindaci negli ultimi mesi a ridimensionare il ruolo delle quattroruote, "che per il 95% del tempo restano parcheggiate!" ricorda Bornioli: il primo cittadino di Nantes ha trasformato in "Zona 30" l'80% del centro, in Olanda il 70% delle aree urbane è zona 30, a Oslo sono al 100%, Helsinki 90%, Madrid all'85%. Slow City, "Noi investiamo sulla Milano dei quartieri"di Alessia Gallione09 Ottobre 2020
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