Cingolani: "Il digitale? Tecnologia fantastica, ma inquina il doppio del trasporto aereo" Stampa

Cingolani: "Il digitale? Tecnologia fantastica, ma inquina il doppio del trasporto aereo"

di Luca Pagni
Il neo ministro alla Transizione ecologica alla sua prima uscita pubblica ha spiegato i capisaldi del suo mandato: spazio alle innovazioni, ma attenzione alle ricadute ambientali. Tra i primi obiettivi: limitare il consumo di carne, occuparsi dello smaltimento dei rifiuti tecnologici, opere di prevenzioni su infrastrutture e territorio
03 MARZO 2021 3 MINUTI DI LETTURA
 
 
  1. La transizione ecologica secondo il ministro Roberto Cingolani: "La digitalizzazione è una tecnologia fantastica ma non è gratis energeticamente: le sue emissioni di CO2 sono il doppio del trasporto aereo".

L'ex direttore dell'Istituto Italiano di Tecnologia chiamato da Mario Draghi a guidare il ministero di nuova formazione, dove verrà gestita la parte più consistente dei fondi europei per la ricostruzione post pandemia, ha fatto la sua prima uscita pubblica. Cingolani ha partecipato alla "Conferenza preparatoria della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile". E nel suo intervento ha tracciato quelle che potrebbero essere considerate le linee guida del suo mandato: andare verso l'innovazione, ma senza trascurare gli effetti che ogni nuova attività umana ha come conseguenza - diretta o indiretta - sull'ambiente.

"La rivoluzione digitale non è gratis"

La rivoluzione digitale è emblematica del suo modo di pensare. E possiamo immaginare anche di agire, da qui in avanti, nella sua attività di governo. "La digitalizzazione è una tecnologia fantastica se usata in modo intelligente - ha spiegato Cingolani - ma anch'essa non è gratis energeticamente: si stima produca il 4% della CO2 totale che viene emessa, quando gli aerei coprono il 2%, mentre il trasporto leggero fa l'8%: quindi il digitale ha un suo peso consistente. Non occorre dunque sprecare una risorsa che va ben utilizzate e che ha a che fare con i grandi programmi di fine vita del rifiuto elettronico. E vale anche per le batterie. Il digitale è considerato una specie di soluzione al problema e sappiamo che non esistono soluzioni a costo zero".

 

Alla base del pensiero di Cingolani (che si può ritrovare anche in suo un libro uscito per Einaudi dal titolo "Prevenire"), c'è il seguente ragionamento: "La transizione va oltre il concetto consolidato di ecologia, è una transizione globale e antropologica". Per spiegarlo, il ministro è partito da un assunto di base: l'indicatore da tenere per presente per tutte le scelte politiche e tecniche è che la biocapacità del nostro pianeta tra luglio e agosto sarà terminato: significa che viviamo in un'era di debito ambientale. Oltre che economico e in altri contesti cognitivo, perché persino 'l'informazione e la cultura vengono mediati da sistemi talmente veloci che la nostra mente non riesce a metabolizzare le informazioni".

"Fatta 100 la massa degli animali selvatici, per i domestici è 700"

Il modello da seguire per il neonato ministero della Transizione ecologica sarà quindi "la correlazione tra un pianeta in salute e una società giusta. Anche se "su questo non abbiamo una ricetta, non ce l'ha nessuno, stiamo cercando di capire dove andare, di capire la direzione".

E' il caso del rapporto tra cibo e biodiversità.  "Fatta 100 la massa globale degli animali selvatici, quella degli animali domestici è 700, quella degli uomini 300. L'agricoltura intensiva pone problemi: ci ha consentito di vivere più a lungo ma ha comportato una notevole alterazione dell'ecosistema. La soluzione non è fermare il progresso, ma neppure fare quello che si vuole".

"L'industria ha creato batteri super corazzati"

Cingolani ha anche parlato dell'incrocio tra sviluppo e conseguenze sulla salute. Perchè l'inquinamento prodotto dall'industria non è solo legato alle emissioni o alle microplastiche. C'è tutto il tema dell'emergenza batteri che sono ormai diventati antibiotico-resistenti: "Alcune industrie hanno riversato nell'ambiente una tale quantità di antibiotici che ci ritroviamo con batteri super corazzati che oltre a rappresentare una fonte di inquinamento diventano anche un problema per la salute pubblica".  

Un discorso che ha portato Cingolani a toccare anche un tema ancora più attuale. Che il ministro ha affrontato in questo modo: "Non si può separare l'epidemiologia da quello che mangiamo, dal modello di sviluppo economico. Questa correlazione richiede soluzioni che siano multiple e prevedano il concetto di co-beneficio".

Ma cosa significa nel concreto? Un esempio per tutti: "Sappiamo che chi mangia troppa carne subisce degli impatti sulla salute, allora si dovrebbe diminuire la quantità di proteine animali sostituendole con quelle vegetali. D'altro canto, la proteina animale richiede sei volte l'acqua della proteina vegetale, a parità di quantità, e allevamenti intensivi producono il 20% della CO2 emessa a livello globale". Da qui la conclusione del suo discorso: "Modificando la nostra dieta, avremo un co-beneficio: migliorando la salute pubblica, diminuendo l'uso di acqua e producendo meno CO2".

"Ho visto il ponte Morandi crollare da casa mia"

Il che porta al concetto finale espresso da Cingolani nel suo intervento:  "Dobbiamo cominciare a guardare al futuro con un'ottica di prevenzione. Dobbiamo cominciare a fare il 'risk assessment', l'analisi del rischio di tutto quello che facciamo e produciamo, delle nuove tecnologie. Una nazione smart e sicura è una nazione in grado di prevedere: vivendo a Genova, sono particolarmente sensibile a questo tema. Ho visto il ponte Morandi crollare da casa mia e queste son tutte cose che dobbiamo cominciare a mettere nel paniere delle nostre tecnologie".