PER NON DIMENTICARE. I PARTIGIANI A POGGIO MIRTETO. Stampa

Per Non Dimenticare - Tra il 25 ed il 26 gennaio i  partigiani di Poggio Mirteto provocarono una interruzione della linea ferroviaria Roma-Orte. Il  26 gennaio ai  Castelli una squadra di patrioti, al comando di Pino Levi Cavaglione (1),  lanciò chiodi a quattro punte sparando contro una autocolonna tedesca. Nel corso dello scontro Marco Moscati 24 anni, ebreo romano, commerciante ambulante entrato nella resistenza, salvò la vita al partigiano Vittorio Alinari di Albano, ferito al femore. Catturato nel marzo Moscati sarà fucilato alle fosse Ardeatine e per ben 67 anni il suo corpo rimase sconosciuto finché, grazie alle tecnologie della genetica, il DNA del fratello permise di arrivare al suo  riconoscimento ufficiale.

Tra il 20 ed il 26 gennaio la polizia fascista ed i nazisti arrestarono, tra i tanti Carlo Zaccaglini e Mario Magri (2). il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo e Filippo de Grenet del FCMR (Fronte clandestino militare della resistenza, filomonoarchico), il maggiore Ugo de Carolis, i tenenti colonnello Giorgio Ercolani e Giovanni Frignani , il capitano Raffaele Aversa,  Augusto Ronzini, Gerardo Sergi, Francesco Pepicelli e Angelo Manca, del Fronte clandestino di resistenza dei carabinieri, creato a Roma dal generale Filippo Caruso. tutti, dopo essere stati a lungo e atrocemente torturati nella prigione di via Tasso, finirono fucilati alle fosse Ardeatine.

Nei giorni della memoria e bene ricordare che circa 1000 ebrei italiani - pari al 4 per cento della popolazione ebraica italiana, percentuale superiore a quella degli italiani - entrarono nella Resistenza, inquadrati come partigiani, tra i quali Eugenio Curiel, Vittorio Foa, Primo Levi, Pino Levi Cavaglione, Liana Millu, Enzo ed Emilio Sereni, Elio Toaff, Umberto Terracini e Leo Valiani. A Roma, oltre a Marco Moscati, vanno ricordati  ll napoletano Giorgio Formiggini e Mario Fiorentini.

Molti ebrei tornarono perfino appositamente dai luoghi di emigrazione o di rifugio, come Enzo Sereni, poi morto in deportazione, che era in Palestina, e Gianfranco Sarfatti, morto in combattimento, che si trovava in Svizzera. Circa 100 ebrei caddero in combattimento oppure furono arrestati e uccisi nella penisola o in seguito alla deportazione nei lager nazisti. Sette di loro furono insigniti di medaglia d'oro alla memoria: Eugenio Calò, Eugenio Colorni, Eugenio Curiel, Sergio Forti, Mario Jacchia, Rita Rosani e Ildebrando Vivanti.

(1)Pino Levi Cavaglione, ebreo, fu  comandante delle bande partigiane dei Castelli Romani.  Nato a Genova nel 1911, avvocato, antifascista della prima ora, nel 1937 fu iscritto nel casellario politico centrale del Ministero dell’Interno, diventando uno dei 160mila sovversivi italiani. Quello stesso anno raggiunse Carlo Rosselli e gli amici di GL a Parigi per arruolarsi nelle brigate internazionali in Spagna. Tornato in Italia, arrestato dal regime fascista il 10 maggio 1938, iniziò il suo lungo girovagare per il centro-sud della penisola, al confino prima per antifascismo e poi, dopo l’entrata in guerra, quale «ebreo antifascista». Liberato il 25 luglio dopo l’8 settembre sfuggì all’arresto dei nazifascisti a Genova e si recò a Roma, dove fu assegnato alle bande dei Castelli Romani. Dopo appena quaranta giorni ne diventò il comandante militare, su nomina del Cln. Dopo la liberazione, Pino Levi Cavaglione diventò funzionario dell’Alto Commissariato per l’epurazione di Genova.
(2)Mario Magri, nato ad Arezzo il 17/04/1897 da una famiglia di tradizioni risorgimentali, partì volontario nella guerra 1915-18. Ferito due volte e decorato con medaglia d’argento e di bronzo, insignito della croce di guerra, seguì  il poeta soldato D’Annunzio a Fiume, fino a divenirne uno dei suoi più stretti collaboratori.

Alla fine dell’impresa di Fiume, il maggiore Magri andò a combattere in Marocco, al comando dell’artiglieria del sultano Abd El Krim nella guerra d’indipendenza contro la Spagna. Ritornato in Italia prese le distanze dal nascente regime fascista. Affiliato alla massoneria, arrestato dalla polizia nel novembre del 1926, Mario Magri venne assegnato senza processo al confino di polizia a Lipari e poi in altre località, confino che verrà rinnovato ad ogni scadenza e fino alla fine del regime per un totale di 17 anni consecutivi.

Magri non verrà mai deferito al tribunale speciale perchè un processo ad un pluridecorato ufficiale dell’esercito, eroe di guerra nonché protagonista dell’impresa di Fiume su cui il regime a parole rivendicava una presunta continuità, avrebbe creato non pochi imbarazzi a Mussolini.

Riacquistò la libertà solo il 12 agosto 1943, Dopo l’8 settembre Magri rientrò clandestinamente a Roma e organizzò assieme ai vecchi compagni di confino, Placido Martini e Silvio Campanile, e a molti altri il Fronte Unione Nazionale. Magri ne fu il capo militare del movimento, incaricato anche di mantenere i contatti con le altre organizzazioni della resistenza romana. Arrestato, consegnato alle SS e imprigionato in via Tasso dove venne più volte torturato e  fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo del 1944.

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Notizie tratte da

Aldo Pavia – Resistenza a Roma

Mario Avagliano - Partigiani e combattenti ebrei: tanti gli eroi e i massacrati, in "Patria Indipendente", n. 10, dicembre 2011


http://www.mirorenzaglia.org/2012/04/mario-magri-da-fiume-alle-fosse-ardeatine/

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