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NON MANCATE ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO SU ANTONIO CEDERNA. VENERDI 26 MAGGIO ORE 18. PDF Stampa E-mail
Scritto da Santoni Maurizio   
Venerdì 19 Maggio 2023 07:25

VENERDI 26 MAGGIO ALLE ORE 18, AL pARCO GARBATELLA; PRSENTAZIONE DEL LIBRO: " uN gIRO d'oRIZZONTE SULLA VITA DI aNTONIO cEDERNA, ATTUALISSIMO, LE SUE PROPOSTE NEL 1988 SULLE FRANE, UNA PROPOSTA DI LEGGE DI 30.000 MILIARDI DI LIRE IN 10 ANNI. INSIEME A sTEFANO rODOTA', fRANCO bASSNNI, eDO rONCHI, tIEZZI tUTTO PERFETTAMENTE ORAGANIZZATO IN 10 ANNI AVREMMO RISOLTO LA FRAGILITA' DEL TERRITORIO

mai approvata. politici incapaci, ignoranti. oggi non avremmo queste frane, allagamenti, venite a leggerlo.

Una Persona Eccizionale che non solo ha salvato il Parco dell'Appian ANtica.

 

GIORNALISTI LEGGETE QUESTA PROPOSTA DI LEGGE MAI APPROVATA DEL 19888 PER LA DIFESA DEL SUOLO ITALINAO
AVREBBE SALVATO MOLTE VITE UMANE E UNA MONTAGNA DI DANNI E ALL’ECONOMIA!
 
 
Proposta di legge 2233 del 25 gennaio 1988, iniziativa di Cederna, Bassanini, Rodota’, Tiezzi, Ronchi.    35 anni fa. costo 15 30.000 miliardi di lire (15 Miliardi di euro).
4000 FRANE ALL’ANNO! COSTO?
1 MORTO OGNI 10 GIORNI!
1/6 DEL TERRITORIO ITALIANO COINVOLTO.
50% DEI COMUNI.
Se in Italia ci fossero politici seri, AFFIDABILI., AVREMMO RISOLTO LA QUESTIONE!
SONO INCAPACI, IGNORANTI! EGOISTI! POVERI!
NON CI MERITIAMO DI MEGLIO!
 
MAURIZIO SANTONI
CELL. 3385708628

 

Ultimo aggiornamento Domenica 21 Maggio 2023 09:13
 
GIORNALISTI LEGGETE QUESTA PROPOSTA DI LEGGE MAI APPROVATA DEL 1988 PER LA DIFESA DEL SUOLO ITALIANO PDF Stampa E-mail
Scritto da Santoni Maurizio   
Mercoledì 03 Maggio 2023 13:00
GIORNALISTI LEGGETE QUESTA PROPOSTA DI LEGGE MAI APPROVATA DEL 1988 PER LA DIFESA DEL SUOLO ITALIANO
AVREBBE SALVATO MOLTE VITE UMANE E UNA MONTAGNA DI DANNI E ALL’ECONOMIA!
 
 
Proposta di legge 2233 del 25 gennaio 1988, iniziativa di Cederna, Bassanini, Rodota’, Tiezzi, Ronchi.    35 anni fa. costo 15 30.000 miliardi di lire (15 Miliardi di euro).
4000 FRANE ALL’ANNO! COSTO?
1 MORTO OGNI 10 GIORNI!
1/6 DEL TERRITORIO ITALIANO COINVOLTO.
50% DEI COMUNI.
Se in Italia ci fossero politici seri, AFFIDABILI., AVREMMO RISOLTO LA QUESTIONE!
SONO INCAPACI, IGNORANTI! EGOISTI! POVERI!
NON CI MERITIAMO DI MEGLIO!
 
MAURIZIO SANTONI
CELL. 3385708628
 
50.000 MORTI per inQuinamento! nessuno ne parla! SOLO 50.000!! PDF Stampa E-mail
Scritto da Santoni Maurizio   
Mercoledì 29 Marzo 2023 16:22
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Ultimo aggiornamento Venerdì 31 Marzo 2023 15:15
 
CIRCO MASSIMO 250.000 SPETTATORI. PDF Stampa E-mail
Scritto da Santoni Maurizio   
Giovedì 16 Marzo 2023 08:06
Il Circo Massimo, lungo circa 600 metri e largo 150, poteva ospitare forse - secondo le stime di Plinio il Vecchio - 250.000 spettatori (circa un quarto o un quinto della popolazione cittadina in età imperiale) ed è tutt'ora il più grande edificio per spettacoli mai costruito dall'uomo. Dove sarebbe sorto il circo sarebbe avvenuta la famosa corsa che avrebbe distratto i sabini mentre avveniva il ratto delle loro donne. Secondo Livio le prime strutture in legno risalirebbero all'epoca di Tarquinio Prisco e in età repubblicana vennero costruiti alcuni edifici che componevano il circo, prima in legno poi in pietra, finchè non venne completato da Augusto, che per ornare la spina fece portare dall'Egitto un enorme obelisco di Ramses II, oggi in Piazza del Popolo. Un secondo obelisco, di Tutmosis III e IV, venne fatto portare sotto Costanzo II alla metà del IV secolo d.C., e oggi si trova nei pressi di San Giovanni in Laterano.
L'edificio, che ospitava corse di quadrighe, ma occasionalmente anche spettacoli di gladiatori e venationes (almeno fino alla costruzione del #Colosseo), fu probabilmente l'origine dell'incendio neroniano del 64 d.C., come raccontava già Tacito: nelle botteghe che occupavano il perimetro doveva essere rimasta accesa una lanterna che, cadendo, avrebbe appiccato l'incendio, attizzato dalla notte particolarmente calda.
Nel circo fu posto per volere del senato anche, ad un'estremità, un arco di trionfo per Tito. La struttura ricevette la sua forma finale sotto Traiano e subì poi vari restauri, specialmente sotto Caracalla. Nel VI secolo venne usato ancora da Teoderico per tenere degli spettacoli, cui presenziò durante i festeggiamenti per i suoi tricennalia. 
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Le 7 salite più difficili d’Italia da fare in bici PDF Stampa E-mail
Scritto da Santoni Maurizio   
Lunedì 27 Febbraio 2023 14:20

Le 7 salite più difficili d’Italia da fare in bici

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Ci sono quelle salite che ti dici sì ce la posso fare, altre invece, anche con la e-bike, che sospiri ma come fanno … Essere uno “scalatore” è un sogno di tanti ciclisti, ma anche di appassionati cicloturisti che si danno degli obiettivi e si allenano per delle sfide ogni stagione. Ebbene, dedicate a tutti quelli che vogliono e che possono osare, abbiamo selezionato quelle che secondo noi sono le più, belle, le più difficili, e perché no, le più epiche salite d’Italia.

Il Pordoi

Spesso identificata come salita simbolo del Giro d’Italia, è indissolubilmente legata alle pedalate di Bartali e Coppi tanto che esiste un monumento sul passo che ricorda la tappa del 1949. Pur non essendoci strappi veri e l’ascesa è rispetto ad altre più dolce, nasconde sempre delle insidie, il più delle volte metereologiche. Lo si può affrontare da Canazei oppure da Arabba. 33 tornanti con una pendenza media del 6,8% per una distanza complessiva di 10 km. Se si parte salendo ad Arabba, vicino alla chiesetta, inizia subito una salita con il 10% di pendenza. Sono proprio i primi chilometri quelli più difficili con lunghi tratti di rettilineo alternati con tornanti stretti e ravvicinati. Se pensate che neve, pioggia e vento siano le solite difficoltà, d’estate non va meglio senza nemmeno un filo d’ombra … C’è anche un tratto pianeggiante vicino al torrente Cordevole. Fatica premiata però, il paesaggio è quello delle Dolomiti!

Lo Stelvio

Sua maestà lo Stelvio, è una meta molto amata dai ciclisti professionisti che qui possono trovare terreno fertile per allenarsi. Il passo può essere raggiunto sia dall’Alto Adige che dal versante lombardo. Partendo da Prato allo Stelvio si sale per circa 25 km con un dislivello di 1.800 metri, con pendenze che crescono fino all’11% degli ultimi chilometri. La parte più dura è quella della serie dei 48 tornanti con pendenze medie intorno all’8-9%. Se si parte da Bormio sono 22 km, con subito una serie di salite di pendenza media del 7% per 15 km fino a Pian di Grembo. Poi per circa un chilometro si prosegue senza strappi e con pendenze dolci. Gli ultimi 2-3 km sono i più duri, attorno all’8% di pendenza.

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Il Gavia

Siamo nelle Alpi lombarde, si tratta di un percorso con una pendenza media del 7%, ma in un tratto di circa mezzo chilometro si raggiunge la pendenza del 14%, e alla fine ci sono alcuni strappi del 10%. Attenzione alla galleria buia e in salita. Partendo da Ponte di Legno, all’inizio si pedala tra i boschi e poi in quota prima si trovano pascoli e poi rocce. Si costeggiano anche laghetti. La vista va all’Ortles, al Cevedale, a tutto il Gruppo dell’Adamello. Se si supera il passo, la discesa porta a Santa Caterina Valfurva.

 

Il Mortirolo

Il percorso parte da Mazzo e poi prosegue per Cà D’Ustin – Piazzola Olta – Ca’ D’Batista – San Matè – Temen – La Fopa – Cuscisc – Piaz – Pesc Sec – Pian di Cop – Passo Mortirolo. 12,4 km da 552 a 1852 metri con un dislivello totale di 1.300 metri e una pendenza media del 10,5%. Questa salita, davvero dura, mette in comunicazione la Valtellina con la Valcamonica. Questa salita tocca picchi che superano il 20%, il tratto più duro dopo circa 4 km. Qui è nato il mito di Marco Pantani che nel 1994 staccò Miguel Indurain.

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Lo Spluga

  1. da Chiavenna sono una trentina di chilometri per un dislivello di 1.780 metri, con tornanti, gallerie buie e vento in quota. Con questa salita si raggiunge il punto più lontano dal mare in territorio italiano. Per i primi 10 chilometri si affronta una salita regolare di modesta difficoltà, con una pendenza media del 6%; nel tratto centrale, si passa dai 970 metri a 1.791, con pendenza dell’ 8%. Gli ultimi 6 km sono in falso piano con 210 metri di dislivello e una pendenza del 6,55%. Da Chiavenna, dopo i primi tornanti si continua in salita attraversando San Giacomo Filippo, Lirone, Prestone, Campodolcino, Madesimo.

Le Tre Cime di Lavaredo

Si scala per primo il Passo Valparola, uno dei principali luoghi della Grande Guerra, poi si scende a Cortina d’Ampezzo, dove ha inizio il Passo Tre Croci e tornante dopo tornante si arriva al lago di Misurina dove si specchiano il Cristallo e le 3 Cime di Lavaredo. Così in sella: La Villa – Passo Valparola – Passo Falzarego – Cortina – Passo Tre Croci – Misurina – Rifugio Auronzo – Passo Cimabanche – Cortina – Passo Falzarego – Passo Valparola – La Villa. 116 km con un dislivello di 3.350 metri ed una pendenza massima del 18%.

Lo Zoncolan

1.210 metri di dislivello in 10,2 chilometri con una pendenza media dell’11,4%, con punte al 22%. Per questo tra i ciclisti è anche chiamato “Kaiser”. Pochi tornanti, lunghe pendenze. La cornice è quella delle Alpi Carniche: i primi 3 km sono su un declivio regolare ma attraversato il paese di Liariis, comincia la parte più ripida con tornanti stretti e ripidi su fondo sconnesso. Solo intorno al nono chilometro, le pendenze tornano al 7% e la strada spiana fino al 4% in prossimità dei tre tunnel, ma non è finita, perché gli ultimi 500 metri hanno una pendenza del 12% per scollinare in vetta a 1.735 metri di altitudine.

 
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